Questo, dunque, il problema: iniziare. E una volta che si è iniziato: evitare di concludere.
La babysitter e altre storie è una raccolta di racconti che presenta al pubblico italiano tutto il percorso di Robert Coover come scrittore: sono stati selezionati i 30 racconti più belli pubblicati (in riviste o volumi) dal 1962 al 2016.
NN ha deciso, inoltre, di far tradurre i trenta racconti ad altrettanti differenti traduttori, in modo tale da dare al lettore la possibilità di sentire con maggior forza il cambiamento stilistico dello scrittore (che, come è normale, in quarant'anni non può essere rimasto sempre uguale) e, aggiungo io, anche ad assegnare alla persona giusta il racconto giusto.
Queste storie, infatti, non sono semplicemente dei racconti. Si distinguono sia nella struttura, che nell'intento, che nel contenuto.
Stilisticamente sono scritti in modo completamente differente, sebbene alcune scelte possano essere riproposte in più di uno.
Inizialmente è largamente diffuso il flusso di coscienza, frequentissima è la presenza del narratore stesso all'interno della storia o che, consapevole, ci parla direttamente, sapiente e geniale l'utilizzo di ripetizioni e delle alternative in cui un medesimo testo viene raccontato in moltissime versioni differenti.
Insomma, è pressoché impossibile rendere in una recensione la vastità, complessità, eterogeneità della narrativa di questa raccolta ma posso assicurarvi che, se amate l'esercizio di stile (non solamente fine a sé stesso), se ritenete che questo sia l'aspetto più importante di un testo, se non vi spaventa la sperimentazione, questo volume vi entusiasmerà.
... e svuotiamo i bicchieri e al mattino ci svegliamo abbracciati e sta piovendo e grazie a dio diciamo siccome piove proprio tanto non usciamo e facciamo cose in casa e siamo felici perché la pioggia è arrivata giusto in tempo e alla sera tutto sa di verde e di fresco e di buono e piove ancora un po' ma non troppo così decido di fare due passi e vado fin da mio fratello pensando di chiedergli se vuole caricarsi anche dei piccoli di termite per la collezione e sulla nave c'è sua moglie sant'iddio...
Proprio per la varietà, è assolutamente impossibile ascriverlo ad un genere definito ed ogni tentativo di etichetta è piuttosto vano: ci sono storie che ricordano il noir, l'horror, la narrativa generale, altri la favolistica, ma nessuno di loro appartiene veramente alla forma classica del genere che ricorda.
Nelle etichette da me inserite troverete anche "erotico", parola che ho deciso di mettere anche se è profondamente imprecisa, ma è stata l'unica parola "sintetica" che sono riuscita a trovare per poter segnalare questa sua natura al possibile lettore.
In realtà dentro a questo testo postmoderno, c'è assolutamente di tutto e l'erotismo non manca, anzi, è forse l'aspetto preponderante dopo la ricerca stilistica. D'altro canto lo scrittore non usa l'eros come obiettivo del testo, ma lo riconosce come qualcosa di necessario.
Questo lo dico perché sono la prima a non apprezzare che vi sia una grande presenza di questo aspetto in letteratura, e perciò mi rendo conto che potrebbe creare difficoltà ad alcuni lettori. Aggiungo, però, che, nonostante io gli sia particolarmente avversa, in questi racconti l'ho trovato azzeccato e solo di rado (specialmente all'inizio, quando non ero ancora "abituata" a Coover) l'ho trovato indigesto.
Probabilmente avrei comunque preferito trovarlo in misura minore ma, come dico sempre, un buon libro è tale indifferentemente dal genere e quest'opera mi ha colpita talmente tanto qualitativamente parlando (sia per merito dell'autore ma anche di NN Editore e del fior fiore di traduttori scelti) che i miei gusti personali a confronto sono diventati del tutto irrilevanti.
Questo è l'amore in tutto il suo umido mistero, il legame definitivo, lo strofinio viscoso della verità, la carne come messaggio che si autodistrugge. È necessità, questa, è la donna che ha bisogno dell'uomo, e l'uomo che deve avere una compagna. Sembra che anche le loro identità stiano svanendo; ogni tanto devono sussurrare l'uno il nome dell'altra come se, declamandoli, stessero combattendo contro un ultimo incantesimo da cui potrebbe non esserci ritorno.
Le storie colpiscono spesso sin dall'incipit, che sono spesso forti, strani e difficili da dimenticare. Essendo ben trenta ho deciso di non riportarveli tutti, ma vi lascio qui sotto quello che ho ritenuto maggiormente affascinante.
Tanto per cominciare andò, a vivere da solo su un'isola e si sparò. Il sangue, per il gusto incontenibile della battuta finale, si spiaccicò sul muro del capanno formando la scritta: INIZIARE È IMPORTANTE QUANDO TUTTO È GIÀ FINITO.
Si tratta di testi sperimentali nella struttura, nella scrittura e anche nel contenuto e in più occasioni ho avuto l'impressione di non poter capire ogni riferimento e, specialmente nelle conclusioni, sono stata certa di non aver colto tutto ciò che avrei potuto. La comprensione, dunque, è complessa. Sicuramente è semplice capire il primo piano narrativo, ma è probabile che solamente dopo molte letture e ricerche riuscirei ad arrivare vicino alla conoscenza totale.
Come nei grandi classici servirebbe un'analisi approfondita di critici ed esperti.
Fu allora che lui cominciò a sospettare che la metafora fosse lui e non l'isola. Cominciò una storia nella quale la prima persona narrante era la storia stessa, e lui era solo uno dei personaggi, morto quando ancora il primo paragrafo non era finito.
Nonostante queste possibili difficoltà la lettura scorre molto velocemente. Se non si avranno difficoltà con lo stile, si leggerà ogni racconto molto velocemente.
Con i racconti consiglio sempre di leggerne uno al giorno o al massimo due, in questo caso il mio consiglio è ancora più veemente: per poterli apprezzare al meglio mi sono dovuta forzare a leggerli con lentezza, sia impiegando più tempo del solito a terminare una pagina (assaporando ogni parola) sia non iniziandone uno nuovo dopo aver finito il precedente. Il ritmo perfetto perciò è medio: Coover vi porta ad un parossismo continuo ma rallentare aiuta ad apprezzare ogni sfumatura.
Come già detto, i racconti coprono un arco temporale di più di quarant'anni e, se questo già basterebbe a riconoscere una maturazione in qualsiasi grande scrittore, con Coover questo aspetto è ancora più evidente perché ogni singolo testo è frutto di una evidente sperimentazione e, come tale, subisce ancora maggiori e profonde variazioni.
Sebbene abbia apprezzato grandemente tutta la raccolta, perché credo che questo scrittore (che personalmente non conoscevo, nonostante sia indicato come "padre" del mio genere letterario preferito, cioè il postmodernismo) abbia una dote innata, portata a miglior frutto da quella che, per tutto il libro, mi sono sentita libera di definire vera genialità, ho preferito la seconda parte del volume.
I cambiamenti sono evidenti, sebbene la cifra stilistica sia sempre più che riconoscibile (e non risenta affatto dei diversi traduttori che, bravi nel loro lavoro, hanno sicuramente rispettato "l'anima" del testo). Dal flusso di coscienza si passa ad una stilistica sempre complessa, articolata, e stravagante ma maggiormente lineare. I riferimenti sessuali si riducono e, in generale, la concretezza lascia maggiormente posto all'astrazione (anche se anche questo è inesatto: sarebbe più giusto dire che Coover comincia a concretizzare ciò che, normalmente, è astratto). Sia all'inizio che alla fine del volume sono grandemente presenti i racconti che si riferiscono ad un'opera (film, favole ecc) già esistente e che viene rivisitata o continuata dallo scrittore.
Queste ultime sono state le mie preferite in assoluto e vorrei potervele riportare nella loro interezza (purtroppo le citazioni con questo autore sono poco incisive, perché in questo caso per me la somma delle parti è minore della totalità. È impossibile rendere il disegno generale mostrandovene solamente una piccola parte) perché ogni volta sono rimasta esterrefatta sia della proprietà immaginifica dello scrittore che della sua capacità di giocare con ogni testo e renderlo completamente suo.
Avendo letto proprio quest'anno l'Ulisse di Joyce mi è stato difficile non fare mentalmente il paragone: entrambi gli autori giocano, spaziano, insegnano e osano, entrambi sono impossibili da comprendere interamente con una lettura superficiale, entrambi hanno scritto qualcosa che nessun altro avrebbe potuto scrivere nel medesimo modo.
In conclusione, leggere La babysitter e altre storie mi ha fatto scoprire un autore (che avrei già dovuto conoscere) che ho inserito immediatamente nel novero degli scrittori di cui voglio leggere tutto e che voglio cercare di studiare a livello letterario.
Così come l'Ulisse (sono consapevole dell'arditezza del paragone, ma proprio per questo ci tengo ad esplicitarlo) dovrebbe essere un'opera letta da qualunque lettore forte ma, al contempo, non è affatto adatta a qualsiasi momento e a qualsiasi lettura. Per questo motivo il mio è un "ni"; sarebbe sprecato leggere questo libro per mero intrattenimento o in un periodo della propria vita in cui si ricerca qualcosa di normale, semplice, canonico.
Ecco la mia personalissima lista dei migliori racconti dell'antologia:
- L'uomo stecchino. Dove si parla di un uomo stecchino, quadrato e semplice, che nel suo mondo stecchino, dove non succede poi molto, ogni tanto si annoia e decide, perciò, di andare a far visita al mondo umano. Scelta pericolosa.
- Il ritorno dei bambini oscuri. Potremmo definirlo il "sequel" della favola del pifferaio magico, dove l'atmosfera è cupa e misteriosa. Questo è stato il mio racconto preferito in assoluto.
- Enigma (molto kafkiano). Qui l'autore ci presenta un vero e proprio enigma da risolvere. Di seguito trovate anche la soluzione (scritta al contrario), riuscirete a risolverlo da soli? Io ci sono riuscita nella pratica ma senza la spiegazione non avrei capito il risultato!
- La cosa nuova. Dove una coppia, dopo aver fatto sempre la cosa vecchia, decide di provare quella nuova. Certa di poter tornare indietro senza conseguenze. Ma se la cosa nuova diventasse quella ufficiale, non finirebbe così per diventare quella vecchia?
- Il trucco del cappello. Dove viene raccontato un trucco di magia davvero singolare, con inclusa anche la reazione degli spettatori.
Il mago si rimette il cappello, lo colpisce, va dietro il tavolo. Senza toglierlo, solleva la mano, schiocca le dita ed estrae un coniglio dalla cupola.
Applausi.
Lancia il coniglio dietro le quinte. Schiocca le dita, estrae una colomba dalla cupola.
Applausi sparsi.
Lancia la colomba dietro le quinte. Schiocca le dita, estrae una graziosa assistente dalla cupola.
Applausi sbalorditi ma entusiasti, fischi di apprezzamento.
Sceglierne solamente cinque è stato complicato, perciò ne aggiungo due: i due racconti che fungono da titolo alla raccolta. Infatti, mentre nell'edizione italiana a denominare l'antologia è il racconto "La babysitter" in inglese è "Going for a Beer".
- La babysitter. In questo racconto Coover racconta una serata a pezzetti e in tante alternative diverse. In tutte la base è la medesima; la coppia sposata lascia i due figli nelle mani della giovane babysitter, ma il fidanzato andrà a trovarla? Il padre di famiglia tornerà a casa? Il bambino vorrà fare il bagno? Questo lo deciderete voi leggendo le diverse alternative che si intercambieranno continuamente sotto i vostri occhi.
- Farsi una birra. Questo testo gioca su un paradosso temporale. Il tempo scorre alla velocità della luce e noi vediamo la vita del protagonista scorrere senza che lui se ne renda effettivamente conto. Bel messaggio che fa riflettere sul tempo che impieghiamo per cose poco importanti e, così facendo, perdiamo il resto perché "sai com'è, mi stavo facendo una birra".