Lo spirito della fantascienza

Di Roberto Bolaño

Adelphi

206 pagine

7/10

Consigliato: Ni

Contemporaneo

Cileno

TRAMA IN BREVE

In Lo spirito della fantascienza, un Roberto Bolaño trentenne crea Jan Schrella, suo alter ego letterario conterraneo ma ancora adolescente, e attraverso una struttura articolata ci parla di sé stesso e dell'amore per la Letteratura, seppure in maniera caotica e non immediata.

DEDICA

A Carolina López

INCIPIT

«Permette un'intervista?».
«Sì, basta che sia breve».
«Sa che lei è l'autore più giovane che abbia mai vinto questo premio?».
«Davvero?».
«Ho appena parlato con uno degli organizzatori. Mi ha dato l'impressione che fossero commossi».
«Non che dirle... è un onore... sono molto contento».

RECENSIONE

Adesso, gli stanchi esecutori erano fra me e lei. Sentii che il tempo dentro di me si lacerava.

Lo spirito della fantascienza di Roberto Bolaño rappresenta, per me, una sconfitta.

Quando leggo un nuovo autore, cerco sempre di comprenderlo il più possibile, contestualizzandolo, chiedendo a chi ne sa più di me e informandomi in ogni modo. Eppure, ho letto questo libro e mi presento al momento della recensione, consapevole di non averlo capito del tutto. Ho raggranellato pochissime conoscenze al riguardo e, perciò, dovrò fare ciò che amo meno: parlarvi di qualcosa senza sentirmi totalmente preparata sull'argomento e tentare di intuire ciò che non conosco con certezza. Ovviamente cercherò di farvi comprendere le sue caratteristiche fondamentali, senza indugiare troppo sulla mia personale interpretazione (probabilmente sbagliata).
Mi scuso, perciò, con gli estimatori dell'autore e mi riprometto di leggere le sue opere in un ordine più consono, per farmene un'idea completa e maggiormente centrata.

Lo spirito della fantascienza di Bolaño è l'ultimo libro pubblicato dell'autore, è stato edito quest'anno (2018) da Adelphi e, come è evidente, è uscito postumo. Il romanzo è stato scritto negli anni 80 da un Bolaño trentenne.

Io sono stata colpita dal suo incipit, che si manifesta con un dialogo tra un autore e una giornalista ad una Premiazione. Non è chiaro di chi si tratti esattamente tra i personaggi di cui leggeremo successivamente.

Lo stile è scorrevole e veloce, ma racchiude al suo interno molto significato. Come si può leggere nella sinossi sembra quasi una scrittura "in acido" perché spazia da un momento all'altro con frenesia, non dandoti il tempo di fermarti a riflettere su quanto letto.

Forse è anche questo che mi ha impedito di comprenderlo pienamente, l'ho terminato in una serata. Il ritmo di lettura perciò è forse fin troppo veloce, anche se non ho dubbi che i conoscitori dell'autore lo riescano a comprendere anche a queste velocità.

La struttura è altrettanto psichedelica e rappresenta, di certo, uno degli elementi più positivi della narrazione, mostrando l'enorme capacità dell'autore di pensare su più piani narrativi e coinvolgere il lettore in modi totalmente differenti tra loro.
Troviamo, dunque, il dialogo che apre il libro che, a capitoli alterni, viene intervallato da lettere inviate a persone di spicco e legate alla fantascienza (prevalentemente grandi autori), frammenti di libri scritti dai protagonisti e una narrazione in prima persona che funge da vera e propria trama portante della vicenda, dove ci viene raccontata l'amicizia dei tre giovani personaggi principali.

Il finale, Manifesto Messicano, è ciò che mi ha fatto capire che del libro non avevo compreso niente. Pur essendo lineare e univoco nella struttura è stato per me una lettura grottesca che non ha aggiunto nulla e, anzi, mi ha totalmente spiazzata.
Ne ho capito la storia, certamente, ma non la sono riuscita ad apprezzare per due motivi, uno soggettivo ed uno oggettivo.
Quello soggettivo è che i miei gusti personali sulla narrativa divergono completamente da ciò che è raccontato (il sesso e le connotazioni sessuali in Letteratura ci sono sempre stati e non sono deprecabili, ma io proprio non riesco a collocarli nell'ambito dell'utilità senza una contesto che li renda necessari) e quello oggettivo è che non ho visto altro che questo, proprio perché, evidentemente, non sono riuscita a comprendere il significato intrinseco del testo.

Il termine fantascienza del titolo può trarre in inganno il lettore che potrebbe pensare che il volume si possa collocare in questo genere.
In realtà si tratta di un'opera di narrativa che in parte, fa da saggio, introducendo tantissimi nomi e concetti fantascientifici, ma parlandone come un argomento e non inserendoli nella storia del libro. Anche qui, devo ammettere la mia ignoranza, sono pochi i nomi che non sono dovuta andare a cercare e, perciò, è possibile che molti messaggi subliminali non mi siano arrivati.

Apprezzabilissima la parte conclusiva del libro, dove l'Editore ha inserito gli appunti dell'autore. Qui possiamo osservare le pagine del manoscritto di Bolaño e notare l'enorme cura con cui lo scrittore ha fatto combaciare tutto. Si tratta di un libro che sembra scritto "di getto" ma, in realtà, dietro di esso ci sono stati grande studio e attenzione.

In conclusione, grazie a stile e struttura ho già pregustato la grandezza di Bolaño, per merito del ritmo l'ho terminato tutto d'un fiato e questi presupposti hanno reso la lettura piacevole. So, però, di non aver compreso il testo fino in fondo perché il finale mi ha del tutto spiazzata, facendo crollare ogni mia certezza. Tuttora non saprei dire se quest'autore, sia indicato o meno per me.

La mia impressione è stata che solo un conoscitore di questo autore (perché suo lettore o perché ha a disposizione maggiori informazioni di quelle che sono riuscita a reperire io), possa comprendere pienamente Lo spirito della fantascienza e, perciò, lo consiglio solo a loro. Ai neofiti come me consiglio di iniziare da altro, come io stessa farò il prima possibile.

CITAZIONI

Cara Ursula K. Le Guin,
le avevo scritto una lettera ma per fortuna non gliel'ho spedita: era una lettera pretenziosa e piena di domande a cui lei in qualche modo ha già risposto nei suoi bei libri.

Avrei dovuto chiederlo a qualcuno o consultare qualche almanacco, a volte sono sicuro che quella fu la notte più lunga dell'anno. Anzi, a volte sarei pronto a giurare che non finì come finiscono tutte le notti, inghiottite di colpo o ruminate a lungo da un'alba lenta.

«Non so come spiegartelo. Sono innamorato di te.»
Laura disse:
«Che bello che mi hai chiamato».
«Volevo solo dirti questo, che ti amo».
Che bello,» disse Laura «che bello».

QUARTA DI COPERTINA

I lettori di Bolaño l'hanno capito da tempo: l'universo narrativo di questo autore (oggetto di un culto fervido quanto ormai diffusissimo) è simile a una ragnatela, a un labirinto, alla mappa di un'isola misteriosa, a una galleria degli specchi come quella della "Signora di Shanghai", a una scacchiera, a un campo gravitazionale - o a un complesso organismo vivente. In ogni suo libro, infatti, quasi in ogni sua pagina, vi sono tracce, indizi, sintomi che rimandano ad altro, a qualcosa che era già - o che sarebbe poi stato - presente in altri libri. Qui, sullo sfondo di una Città del Messico concretissima e fantasmatica al tempo stesso, assistiamo all'iniziazione alla vita e all'amore di «un goffo poeta di ventun anni», «un nuovo arrivato piuttosto pretenzioso», il quale divide una stanza sul tetto con un giovanissimo scrittore che non esce mai di casa, vede topi mutanti sul soffitto e scrive lettere liriche e deliranti ad autori nordamericani di fantascienza. Un filo narrativo al quale (come sempre in Bolan?o) se ne intrecciano altri: le lezioni radiotrasmesse del responsabile dell'Accademia della Patata di Santa Bárbara, scene della seconda guerra mondiale, aneddoti su altri scrittori... In questo libro - che è in sé stesso un rito di iniziazione, e un ritratto dell'autore da giovane - la scrittura di un Bolaño non ancora trentenne è letteralmente sfrenata: un fuoco d'artificio di effetti speciali, apparizioni, visioni, allucinazioni, sogni psichedelici e scene surreali - quasi una scrittura «in acido». E invece gli appunti che troviamo in appendice al volume rendono conto dell'intenso e meditato lavoro di messa a punto dell'architettura del romanzo.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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