Il vero ipocrita è colui che non si accorge di mentire, colui che mente con sincerità.
I falsari è il primo vero e proprio romanzo (gli altri sono considerati "racconti", dall'autore) scritto dal premio Nobel per la Letteratura (nel 1947) André Gide.
L'elemento che stupisce maggiormente, sia nel libro originale che, soprattutto, in questa edizione italiana di Bompiani, è la struttura del testo che, da sola, riesce a fungere sia da romanzo, che da critica e recensione e anche da approfondimento. Di seguito cerco di raccontarvela al meglio: se questo aspetto sarà ben percepito, difficilmente tutto ciò che dirò successivamente potrà fare molta differenza sulla vostra decisione finale di acquisto.
Il romanzo è diviso in tre parti, ognuna denominata con l'ambientazione predominante di quella parte della storia: Parigi, Saas-Fèe e nuovamente Parigi.
Ognuna di esse è a sua volta divisa in capitoli che presentano soltanto il numero e non un titolo, a meno che non si tratti di capitoli speciali contenenti lettere o altro, nel qual caso viene detto chi scrive a chi. All'inizio di ogni nuova parte è presente una diversa epigrafe che, con il senno di poi, si può ben collegare agli accadimenti del testo.
La particolarità dell'opera fino a qui si limita al fatto che il narratore, esterno, si palesi direttamente al lettore sia dichiarando la propria limitatezza (l'impossibilità di poter ascoltare tutte le conversazioni, ad esempio), sia spiegandogli alcune scelte narrative (ad esempio dicendo di passare oltre perché il dialogo tra quei due determinati personaggi si è esaurito), sia commentando apertamente i personaggi, le loro scelte e i loro comportamenti e persino rimpiangendo che non si comportino in modo differente.
Questa scelta stilistica, ardita ma ben dosata, lascia al lettore, che sia più attento o meno, una maggiore consapevolezza al riguardo del testo: non lo si guarda solamente dal punto di vista della storia ma, in piccola parte, come lo scrittore. Dove in un altro romanzo avremmo visto solo una scena, facendocene una nostra opinione, ora crediamo di vederla con gli occhi di Gide e, dunque, pensiamo di avere la chiave di lettura più approfondita possibile, se pur limitata ai momenti in cui il narratore si svela a noi.
Dico crediamo e pensiamo perché, alla fine del libro, ci aspetta una nuova sorpresa che ci mostra definitivamente la sovrastruttura che credevamo di avere intravisto e ci fa capire che è molto più grande e complessa di quanto potessimo immaginare.
In fondo al libro, infatti, troverete Il diario dei falsari cioè il diario scritto dall'autore in concomitanza alla scrittura del romanzo, dove lo scrittore annota ogni decisione e cambio della stessa al riguardo dell'opera. Quest'ultima parte sbigottisce completamente perché il lettore potrà notare come tutto ciò che ha arguito del libro, difetti compresi, fosse frutto di un calcolo preciso e di un'analisi, che potremmo definire quasi maniacale, da parte di Gide. Insomma, avremo sì l'opportunità di creare la nostra personale opinione su I falsari, ma poi leggendo questa parte capiremo che, indifferentemente da quanto ci è piaciuto, ciò che è scaturito dalla penna dello scrittore francese è esattamente ciò che lui voleva che fosse.
Ho bisogno di scrivere bene questo libro, di convincermi che è il solo romanzo che scriverò. Voglio gettarci dentro tutto, senza riserve.
Non potremo più, dunque, pensare che ci siano dei difetti (intesi come non approssimazione alla "canonicità" dei testi classici) ma sapremo che tutto ha un significato ed è così per scelta volontaria ed esplicita dell'autore. Da quel momento in poi, dunque, ciò che penseremo potrà comunque riflettere i nostri gusti personali, ma difficilmente potrà intaccare l'oggettività dell'opera.
Ed ecco perché ad inizio recensione vi ho detto che tutto quello che posso dire sul testo al di là della struttura sarà superfluo per la scelta di acquisto: credo che questo romanzo dovrebbe essere acquistato per le genialità e la creatività retrostante e non "solamente" per fruirne come intrattenimento. I falsari, infatti, è un'opera altamente sperimentale, non a caso è stata scritta più o meno nello stesso periodo in cui Joyce scriveva e pubblicava poi il suo Ulisse, e andrebbe fruito proprio come quest'ultimo.
Ultimo tassello da aggiungere è l'appendice, che presenta lettere o spezzoni di lettere inviate dallo scrittore sempre a proposito di questo testo.
Se ancora non vi ho né convinti all'acquisto, né vi ho spaventati e fatto scappare, provo ora ad attenermi a ciò che, solitamente, vi racconto nelle mie recensioni.
La Letteratura funge un ruolo fondamentale in questo scritto e lo si nota in molti modi differenti. Prima di tutto vengono citati testi sia realmente esistenti (Tocqueville, Amleto) che inventati, inoltre l'opera è colma di elementi meta-narrativi che fanno il verso al libro stesso: il protagonista (o uno dei), Edouard, è, infatti, uno scrittore che sta scrivendo un libro che si intitola "I falsari" e durante la narrazione, sia nei dialoghi, che nei suoi pensieri, che nel suo diario (che riconduce a quello vero e proprio che troveremo in fondo al libro) non fa altro che pensare, cambiare, modificare e criticare ciò che sta scrivendo o vuole scrivere. Oltre a questo tantissime sono le conversazioni a tema letterario che spiegano l'idea di Edouard (leggi "Gide") sulla Letteratura, sui suoi scopi e molto, molto di più. Un romanzo, dunque, ma anche un auto-saggio sulla narrativa. Uno scrittore (ma non solo) qui troverà un vero e proprio tesoro.
I personaggi sono vividi e credibili, alcuni estremi nel cinismo o nel sentimentalismo, nessuno facile da dimenticare. Paradossalmente colui che è ispirato dalla realtà (Edouard, appunto) è quello che risulta più astratto e meno presente. Le figure femminili sono tendenzialmente più forti di quelle maschili che, per quanto diverse, sembrano condividere una certa vaghezza e una mancanza di sicurezza nelle proprie scelte di vita che, invece, sembra non mancare persino alle donne apparentemente sottomesse alla figura maschile.
Il cattivo romanziere costruisce i suoi personaggi: li dirige e li fa parlare. Il vero romanziere li ascolta e li guarda agire, li sente parlare prima di conoscerli ed è dopo averli ascoltati che capisce a poco a poco chi siano.
Non mancano temi forti e provocatori, soprattutto pensando al momento storico in cui è stato scritto. Ci sono personaggi gay o bisessuali, grande cinismo verso la famiglia tradizionale e borghese e non mancano i riferimenti beffardi alla religione. Oltre a questo, viene toccato un tema ad oggi molto più presente ma decisamente innovativo per l'epoca: la condanna o, perlomeno, lo smascheramento, della logica del branco da cui ti devi fare accettare a tutti i costi per non soccombere che, ad oggi, chiameremmo bullismo.
La trama è volutamente limitata, ritardata nello svelamento e poco rilevante: vi anticipo solo che I falsari è un titolo coerente ma che, al contempo, difficilmente voi leggendo il testo senza null'altro avreste pensato a questo per definire il contenuto del libro.
È un romanzo denso, la scrittura cambia profondamente a seconda del personaggio trattato e nei momenti con Edouard potrà farvi sprofondare come un macigno (perché non si può dire che sia leggero) o elevarvi fino al cielo (perché è qui che quasi tutte le opinioni sulla letteratura di Gide vengono espresse), ma non potranno in alcun modo passare senza che ve ne accorgiate. Il ritmo, perciò, è lento e io sconsiglio di leggerlo in situazioni a cui solitamente accostate divertimento, leggerezza e semplicità. Io l'ho letto al mare sotto all'ombrellone (la peggiore delle scelte possibili) e, se dovessi tornare indietro (cosa che farò, perché di sicuro rileggerò questo testo più e più volte) mi rinchiuderei in una stanza, equipaggiata di scrivania e quaderno degli appunti, e lo leggerei lentamente, quasi sorseggiandolo.
In conclusione, trovo che questo libro sia un pilastro della Letteratura e, in quanto tale, andrebbe letto: per essere studiato, analizzato, capito, assimilato. Non sempre abbiamo la predisposizione, la voglia, il tempo e/o la concentrazione per poterlo fare ma, vi assicuro, che ne varrà la pena.
Come intrattenimento puro e semplice, forse, non dovrei consigliarvelo, perché effettivamente non è adatto, ma per me provare a leggerlo, anche se nel modo che con il senno di poi ritengo "sbagliato", non può fare male!
Ho aspettato un anno a recensirvi questo libro e ancora non mi sento veramente pronta per farlo, spero di essere riuscita, nel mio piccolo, a trasmettervi quello che è diventato per me.
(Il voto "basso" che non coincide con l'entusiasmo con cui ne parlo è dovuto al fatto che sento il bisogno di rileggerlo, nel modo giusto, capirlo meglio e, poi, valutarlo con maggiore consapevolezza, seppur sempre limitata).