«I bisticci familiari sono i peggiori dei mali, ed è meglio che facciamo il possibile pur di non litigare del tutto».
Umiltà e sottomissione.
Mansfield Park è il terzo romanzo di Jane Austen e segue quelli che sono i suoi due lavori più celebri: Ragione e sentimento e Orgoglio e pregiudizio, due volumi dai titoli importanti e simili nella struttura che aiutano il lettore a carpire la chiave di lettura dei romanzi. Questo è il motivo per cui, nel mio piccolo, se avessi potuto proporre un titolo alternativo alla narratrice inglese, le avrei chiesto di chiamarlo così, umiltà e sottomissione.
Il messaggio di questo libro, infatti, è decisamente più criptico da rilevare rispetto a quello dei volumi precedenti e, credo, che un piccolo aiuto ulteriore nel titolo avrebbe dato maggiore enfasi a quest'opera, oltre che ad una incredibile simmetria dei nomi che è stata, da questo volume in poi, totalmente abbandonata.
È difficile dirvi il messaggio che l'autrice voleva mandare senza anticipare il finale del romanzo e, dunque, mi trovo costretta a soprassedere e a lasciarvi "umiltà e sottomissione" come unico indizio.
Io ammetto di essere riuscita ad analizzarlo maggiormente grazie, in primis al MegaGDL con cui l'ho letto (leggere tantissime opinioni differenti aiuta anche a capire meglio cosa se ne pensa personalmente) e, infine, grazie all'introduzione della mia edizione (la stessa del link amazon e della foto) a cura di Ornella De Zordo.
Mansfield Park è spesso additato, tra i maggiori fan dell'autrice, come la sua opera peggiore. Credo che questo sia dovuto principalmente ad un unico elemento: la personalità della protagonista.
Se, infatti, la stragrande maggioranza delle persone associa automaticamente il nome Jane Austen alla spiccata personalità di Elizabeth Bennet, davanti a quest'opera il lettore scoprirà qualcosa di sconvolgente: Fanny, la giovane protagonista, è remissiva, timida, ansiosa di piacere a tutti e di fare bene.
La personalità di Fanny non solo sgomenterà per il paragone con le opere precedenti ma anche perché quesa determinerà un simpatia molto labile (se non inesistente) verso questo personaggio principale.
La mancata empatia porterà necessariamente ad un avvertimento più attutito dell'atmosfera e dell'angoscia verso ciò che succederà (rendendoci inconsapevolmente dei "buoni lettori" secondo i canoni Nabokoviani), oltre che ad un rallentamento del ritmo di lettura, già molto variabile di suo.
Jane Austen, si sa, è una delle scrittrici classiche più amate e piace ad una varietà molto ampia di lettori differenti, dai cosiddetti lettori forti a coloro che leggono pochissimi libri all'anno o che, in generale, non leggerebbero mai altri libri classici. Questo è dovuto al suo stile quasi sbarazzino, moderno e divertente. È sicuramente la sua enorme ironia ad essere il perno principale della piacevolezza della sua prosa. In Mansfield Park questo aspetto non manca, ma viene ben celato, non permettendo a tutti di rilevarlo. Dietro le parole della protagonista, votata all'umiltà, alla remissione e, ammettiamolo, anche ai lamenti tra sé e sé, rischiamo di perdere tutto ciò che d'ironico ci viene raccontato. Al contrario di altre opere dell'autrice qui fatichiamo a trovare il buono, il personaggio con cui deridere, tutti insieme, la società vittoriana. Perché la verità è che, questa volta, tutti i personaggi di Mansfield Park, anche la protagonista, sono allo stesso livello prodotti della loro società. Tutti loro sono diversi e hanno difetti anche opposti l'uno dall'altro, ma le loro differenze vengono più associate alla loro educazione (conseguente allo stato sociale) che ad una propria personalità.
Da qui la povera remissiva, le ricche aristocratiche superbe e vanesie, la giovane borghese schietta e inelegante nelle affermazioni. Questi stereotipi sono voluti, così come la temporaneamente "bassezza" dei contenuti di alcuni dialoghi o affermazioni (specialmente sul genere femminile). Jane Austen gioca talmente bene da poter apparire quasi lei stessa convinta di ciò che fa asserire ai suoi personaggi.
L'ambientazione temporale è chiara perché, saltuariamente l'autrice ci fa sapere, attraverso i dialoghi, quanto tempo è passato dall'inizio della storia o da una particolare data.
L'ambientazione spaziale è presente e corredata da descrizioni ma non così fondamentale od estesa come il titolo potrebbe far intuire.
In conclusione, dal punto di vista personale, ho trovato Mansfield Park un'opera piacevole ma che non trovo imprescindibile come altri grandi classici della letteratura.
Lo consiglio solo a chi vuole leggere tutto dell'autrice o vuole farsene un'idea più completa, sconsiglio di leggerlo come primo volume e senza analizzarne la finalità. Di Jane Austen, al momento, ho apprezzato particolarmente il racconto Lady Susan.