«È così che l'abbiamo chiamato: l'Outsider.»
King non ha più voglia di scrivere Horror.
The Outsider è l'ultimo libro di Stephen King, autore di cui ho letto tutto più e più volte e che non mi permette mai di fare una recensione esclusivamente oggettiva.
La mia recensione, perciò, sarà un po' diversa.
Questa volta per ogni elemento ci sarà, come sempre, la parte oggettiva che, però, verrà corredata da quella personale.
Ritengo che per chi non conosce bene King basterà la prima parte per comprendere se il romanzo potrà fare per lui o meno, ma per chi, come me, conosce già bene l'opera omnia dell'autore, credo che sia necessario (e doveroso dato che ho l'opportunità di farlo) anche spiegare le differenze con ciò che noi ci aspettiamo da lui.
L'idea da cui parte il romanzo è quella di un caso di omicidio dalla soluzione apparentemente molto semplice: sono numerosissimi i testimoni e le prove tangibili che dimostrano che l'amatissimo Coach T. (Terry Maitland), uno dei personaggi maggiormente di spicco ed amato di Flint City, abbia ucciso selvaggiamente un ragazzino indifeso. Da subito scoprirete, però, che altrettanta certezza si verificherà anche sul suo alibi, che lo vedrà impegnato in tutt'altro luogo. La trama, dunque, si baserà inizialmente su questo: Terry è colpevole o innocente? E, in ogni caso, com'è possibile che sembri entrambe le cose contemporaneamente?
E, da qui, la mia perplessità riguardo al genere del libro.
È indubbio che The Outsider ci sia stato presentato come un romanzo horror.
Lo si evince dalla pubblicità che ne è stata fatta, dalla copertina decisamente orrorifica (che ho apprezzato molto) e dall'ultima frase della sinossi.
La verità è, però, che questo libro non è un romanzo dell'orrore. C'è una piccola parte di paura, c'è del sovrannaturale.. ma questo non basta per classificarlo come tale.
Il libro è di 531 pagine e, fino a pagina 191 non c'è il benché minimo segno di un elemento horror, a meno che non si consideri tale la descrizione del cadavere della vittima, che è tipica anche di moltissimi (quasi tutti) romanzi thriller.
Inoltre, dovete tenere conto che nella pagina da me citata c'è, appunto, solo la prima avvisaglia dell'orrore: niente di che.
Anche se questo potrebbe essere ancora motivato con il fatto che il vero e proprio romanzo non sia ancora iniziato, bisogna tener conto che stiamo parlando di più di un terzo del libro.
L'incipit inizia con l'arresto dell'uomo e con le reazioni istintive di Ralph Anderson, il detective che si occuperà del caso.
Credo che dal primissimo paragrafo (di cui potete leggere le primissime righe qui sopra e interamente su Amazon) si comprenda il taglio noir che King desidera dare alla sua storia.
Nello svolgimento vero e proprio, l'idea iniziale verrà totalmente superata, lasciando spazio al soprannaturale. Mi è, in realtà, impossibile aggiungere molto al riguardo della storia perché implicherebbe necessariamente un'anticipazione sulla premessa iniziale.
In questa seconda parte del romanzo vi saranno alcune scene (due o tre) che potrebbero essere attribuite al genere horror ma che, al di là dell'elemento soprannaturale che, solitamente viene associato erroneamente all'orrore ma che è presente anche in molti altri generi, come i thriller di John Connolly, non lo ricorda, se non da lontano.
Se avete letto L'acchiappasogni in parte (minima) potrebbe ricordarvelo, anche se le modalità divergeranno di molto dall'idea del libro del 2001.
Il finale è piuttosto semplice da indovinare sia negli esiti che nei dettagli, i pochi colpi di scena che non si possono individuare in precedenza non ne cambiano la sostanza. Per quanto esso ricalchi nell'idea la conclusione di numerosissimi libri del genere, potrete vedere come, in effetti, la scena si basi molto poco sulla paura, se non per elementi postumi inseriti ad hoc, per poterne dare l'idea.
Se avete letto It, questa conclusione ve la ricorderà, ma come vedrete non saranno minimamente paragonabili se non per i tratti principali, lo schema in cui succedono le cose.
In definitiva, il libro, in realtà, è un Hard Boiled con elementi soprannaturali, esattamente lo stesso genere della trilogia di Mr. Mercedes, Chi perde paga e Fine Turno.
Oltretutto, le vicende della trilogia appena citata verrano ribadite più e più volte durante la narrazione, dando anticipazioni veramente molto rilevanti al riguardo.
Non possiamo considerare The Outsider un vero e proprio prolungamento della trilogia con Bill Hodges perché parte da premesse e da personaggi differenti ma, dato che è ambientato due anni dopo il termine della serie e presenta, in un secondo momento, l'importante presenza di un personaggio della stessa (oltre che la forte prevalenza dell'Hard Boiled sull'horror), sarebbe più lecito leggerlo come tale che come il "nuovo romanzo horror di King".
Da qui, il mio titolo.
Non credo che King necessiti di scrivere horror per vendere (ricordo che molti dei suoi capolavori più conosciuti non appartengono affatto al genere e io, di certo, non lo acquisto per quello) e non so se imputare questa pubblicità distorta a lui, all'agente o ad altri, ma penso che da Sleeping Beauties in poi ci sia un problema di trasparenza con i lettori.
Ho terminato il romanzo in 48 ore, perciò non posso asserire che queste 531 pagine siano eccessivamente lente. Le prime duecento pagine, però, riportano lo stesso concetto (l'impossibilità che Coach T. sia al contempo innocente e colpevole) sotto diverse forme e in maniera ripetuta e questo potrebbe rallentare il ritmo di lettura.
L'atmosfera è altalenante, nelle parti thriller/sovrannaturali/horror King la rende addirittura tangibile, nella prima parte è più la curiosità di vedere come si svolgerà la trama a far sentire la suspense al lettore.
Niente a che vedere con le atmosfere horror che siamo abituati a conoscere, ma molto meglio delle ultime opere a cui ci ha abituati dove, di King, ho trovato ben poco.
L'ambientazione è Flint City, una cittadina fittizia dell'Oklahoma, dove tutti, o quasi, gli abitanti si conoscono e sanno sempre cosa succede agli altri. King non indugia molto sulla sua conformazione ma riesce, grazie a frasi mirate, a far comprendere questo concetto.
Dal punto di vista temporale la storia principale copre meno di un mese (luglio) ma, alla fine del romanzo, vi saranno alcuni frammenti relativi ai mesi successivi.
Come sanno i cosiddetti Fedeli Lettori kinghiani, questa è la tipica ambientazione alla King. Anche qui, se si ricercherà Castle Rock e la "vecchia" capacità dell'autore di rendere il concetto di piccola cittadina dove tutti si conoscono e si amano o si odiano, rimarrete delusi. King inserisce qualche frase per rendere l'idea, ma non indugia mai abbastanza su questo particolare per renderlo rilevante agli occhi del lettore.
Il libro è diviso in parti, di lunghezze molto diverse l'una dall'altra, e queste sono a loro volta divise in capitoli.
All'inizio di ogni parte lo scrittore specifica la data o le date in cui si svolgono quelle vicende e inserisce un titolo esplicativo di ciò che succederà. Grazie a questi titoli sarà molto semplice per chi avrà letto il romanzo, ritrovare uno specifico punto che desidera rileggere o riportare.
Quando una parte non si riferisce ad un luogo ma a delle specifiche parole, il lettore potrà comprendere con certezza il perché di quella determinata scelta. All'interno del testo, vi saranno frasi evidentemente dedicate a mostrare l'importanza di quelle specifiche parole (o concetti).
La struttura del libro inizialmente presenta anche delle testimonianze, riportate con un font diverso come se avessimo l'opportunità di leggere direttamente i documenti reali, lo stesso capita anche con alcune perizie.
I personaggi hanno personalità differenti tra loro. I punti di vista sono molto vari, anche se una forte rilevanza verrà data a Ralph Anderson e allo spin-off di Mr. Mercedes.
I caratteri dei personaggi sono credibili e ben delineati, anche se mai portati all'estremo.
L'antagonista è doppio. Quello che potremmo definire L'Outsider, è rappresentato sempre dall'esterno e questo ci impedisce di conoscerlo in maniera dettagliata. Se anche inizialmente ci può fare un po' paura perché non lo conosciamo, scopriamo ben presto che non reggerà il paragone con i cattivi Kinghiani che già conosciamo, specialmente sul finale in cui mostra tutta la differenza.
Credo che potenzialmente l'Outsider sarebbe potuto valere molto più di così e non comprendo perché King non abbia deciso di fare l'occhiolino al proprio lettore inserendo anche solo qualche dettaglio necessario ad addossargli un'idea meno limitata di quella attribuitagli.
Il cattivo umano, invece, è raccontato anche dal proprio punto di vista e, sebbene non abbia un ruolo molto rilevante, è ben definito. Le sue parti, in realtà, sono le uniche in cui ho riconosciuto aspetti del "King di una volta", anche se molto appannate.
Se avete letto Cose Preziose (ma anche molte altre sue opere) potrete comprendere la psicologia di questo personaggio.
King tratteggia le idee di base per rendere reali i personaggi ma poi sembra stufarsene:
- Ralph non crede nel soprannaturale e questo viene spiegato e ribadito con insistenza, poi King spiega con sufficienza il perché smette di ribadirlo ma il "salto" finale in cui il protagonista inizia a credere davvero non viene minimamente interiorizzato.
- Dell'Outsider non si comprende, effettivamente, quanto e cosa sappia. C'è un tentativo di spiegare il perché sia stato scovato, ma è appena accennato e non portato a termine.
- Il cattivo umano non si comprende in quanta parte sia così di suo e in quanta sia influenzato dal male, insomma, King qui fa l'errore che Kubrick ha fatto con la personalità di Jack Torrance in Shining.
Lo stile di King è buono. La ricerca delle parole giuste è evidente, si sofferma sia sull'introspezione sia sui fatti, senza indugiare troppo sull'una o sugli altri. Non mancano le frasi generali da citazione, sempre ben dosate e mirate. Non danno l'impressione di essere state inserite appositamente per catturare la benevolenza del lettore.
Aspetto rilevante è la decisione di riportare concetti (ad esempio quello del melone) per tutta la narrazione, inserendoli sempre in modo opportuno.
Sono numerosissimi i riferimenti, sia nei dialoghi che nei pensieri dei personaggi, a opere letterarie, serie tv, film (il tutto anche relativo a King), oltre che alla specificazione di alcuni nomi di prodotti (Kindle, FitBit) con aggiunta di frasi di apprezzamento di accompagnamento che mi hanno dato molto l'impressione di promozioni pubblicitarie e che non ho gradito.
Ci sono anche numerosissimi riferimenti (mai veramente approfonditi) a cattivi reali del passato e alla situazione politica statunitense (Trump, dunque, viene citato più volte e, come potrete immaginare, in maniera negativa).
La cura del libro sarebbe potuta essere migliore: ho riscontrato diversi congiuntivi mancanti nei dialoghi e non credo proprio che questa scelta fosse voluta, anche se questo riporterà i lettori più "vecchi" ai tempi in cui le traduzioni erano di Tullio Dobner.
In conclusione, analizzando questo libro, senza tenere conto del background dell'autore, si potrebbe definire un buon romanzo, scritto da una penna molto promettente, ma che ancora non ha raggiunto tutto il suo potenziale. È impossibile non considerare, però, che questa penna promettente abbia già raggiunto livelli molto elevati negli anni passati e che, qui, sia evidentemente in regressione.
Il motivo di questo peggioramento, però, mi sembra più imputabile ad una scarsa volontà che ad una perdita della capacità. King in questo romanzo mi ha dato l'impressione di svolgere il compitino; accortosi di dover scrivere un romanzo, ce ne ha sfornato uno con il minimo sforzo; inserendo al suo interno un collage di idee già utilizzate per altri suoi libri, ben più riusciti, e limitandosi a godere della luce riflessa di ciò che ha imparato a scrivere con il pilota automatico. Il risultato, per un autore dalle sue capacità, è comunque buono ma, per chi ha letto tanto altro di suo non imbattersi in una delusione sarà complicato. Al contempo penso che lo sforzo generale in questo romanzo sia stato comunque superiore a quello avuto in quelli scritti a quattro mani, perciò spero in una nuova crescita della qualità letteraria dei prossimi libri.
Lo consiglio perché è un'opera ben fatta e di piacevole lettura.
Chi non conosce l'autore potrà apprezzarlo particolarmente e notare le sue capacità (qui non estremizzate).
Chi lo ama potrà ritrovare solo in piccola parte ciò che King ha perso con i suoi ultimi scritti.