Quindi eravamo nel tunnel del Fréjus. Una lama ghiacciata mi attraversò il petto. Di nuovo sentii una sottile paura insinuarsi nella mia mente.
Traforo 35 di Stefano Dalpian è, senza dubbio, il libro letto a dicembre che mi ha coinvolta maggiormente per l'idea da cui nasce.
Leggo molti libri all'anno e stupirmi sotto questo punto di vista è sempre più difficile, perché le storie per quanto uniche ed originali rischiano necessariamente di assomigliarsi e, invece, con Traforo 35 mi sono trovata davanti a qualcosa che mi ha colpito da subito proprio per questa sua particolarità.
La trama, perciò, è quanto ho di più apprezzato. Di persone scomparse se ne è già parlato in molti romanzi, ma le circostanze e, soprattutto, le tempistiche in cui ciò accade sono decisamente uniche. È davvero difficile, se non impossibile, non incuriosirsi e voler vedere in quale modo il tutto si colleghi e riesca a risolversi.
Lasciò cadere le mani dal volante ormai convinto di aver trovato una storia maledettamente più complessa di quanto avesse immaginato.
Ho apprezzato particolarmente anche la struttura del libro: possiamo distinguere due parti differenti; la prima, più tradizionale, è quella di un giallo/thriller in cui il protagonista, un giornalista, indaga sulle persone scomparse, nella seconda, invece, le vicende si svolgono prevalentemente su un treno e il carattere fantascientifico, o anche solo fantastico, prevarrà su di essa.
L'incipit inizia con un flashback: ci fa entrare nella storia senza farci avvertire la piega che, successivamente prenderà. È, però, interessante, stuzzica immediatamente l'attenzione del lettore.
Lo svolgimento della storia è ben costruito ma affatto sintetico. Il lettore rimane interessato alla soluzione della storia ma, in alcuni punti, le conoscenze dell'autore su determinati argomenti o, semplicemente, la sua volontà di aggiungere dettagli particolari che aveva, certamente, in mente, fanno sì di rallentare in parte la lettura. Il mio consiglio è di andare avanti perché, superata la prima metà del romanzo, non ci si pentirà affatto di aver continuato la lettura.
Lui fece un giro a piedi, amava passeggiare nelle serate primaverili e ancora più amava guardare le belle donne che si affaccendavano verso casa o prendevano un aperitivo. Quella sera, però, gli tornavano in mente i volti degli scomparsi che gli aveva mostrato Sofia. C'era qualcosa in tutta quella storia che non tornava.
Per tutta la durata della lettura mi sono chiesta in quale modo sarebbe potuta finire questa storia. Capita spesso che, la mia immaginazione e la mia esperienza come lettrice, mi portino al finale ben prima di leggerlo. In questo caso, invece, sono rimasta stupita dalla conclusione e l'ho fortemente apprezzata: lo scrittore chiude il cerchio in modo avvincente ed interessante.Quando mi trovo davanti ad una trama particolarmente intrigante ho sempre il terrore che poi non risulti verosimile e che si rovini, perciò, alla fine. In Traforo 35 non solo questo non è successo, ma l'autore è riuscito persino a stupirmi ulteriormente in positivo.
Non vi sono incoerenze all'interno della trama; tutto ciò che viene spiegato è comprensibile e sensato. Vi sono, però, alcuni elementi che non trovano una giustificazione esplicita da parte dell'autore. Non si tratta di un errore, anzi, vi sono lettori che prediligono immaginare il perché siano accaduti determinati fatti. Io, però, appartengo alla schiera di coloro che preferiscono avere la spiegazione completa direttamente dal narratore, in modo da valutare più semplicemente la credibilità di ciò che viene raccontato.
L'ambientazione mi ha fortemente convinta. Quella più suggestiva è, certamente, quella legata alla parte del treno. Non solo le descrizioni sono vivide e forti, ma si entra davvero all'interno di quei vagoni, vediamo chiaramente ogni dettaglio. L'altra parte del romanzo è ambientata principalmente a Torino ma, in realtà, prende in causa molte città d'Italia quali Roma, Milano e Genova.
Dal punto di vista temporale, le vicende della narrazione principale si svolgono nel 2013, quelle del flashback nel 2002.
In basso c'erano macchie gialle, una piccola pozza d'urina stazionava vicino alla tazza, pezzi di carta igienica sporca coprivano il pavimento blu scuro.
Lo stile dell'autore mi è complessivamente piaciuto per quanto riguarda il carattere della scrittura e la costruzione sintattica, vi sono però alcuni aspetti legati a quello che io, da non addetta ai lavori, considero relative all'editing, quali ad esempio, momenti che avrebbero dovuti essere soggetti al taglia e cuci e, soprattutto, refusi di diverse entità, che non mi hanno entusiasmata. Alcune frasi, però, le ho trovate particolarmente efficaci.
Le persone scomparse sono dei vuoti a perdere. Bottiglie gettate in un oceano senza coste.
Come sapete, io fatico enormemente ad avvertire l'atmosfera di un romanzo ma Traforo 35 ha raggiunto l'intento. La parte del treno è talmente ben descritta, soprattutto per quanto riguarda l'ansia e la preoccupazione dei personaggi, da riuscire a trasmettermi le sensazioni da loro provate.
Nessuno parlava. Avevamo tutti paura dell'inconcepibile, il fatto che ciò che stava vivendo era impossibile.
Valutare i personaggi è piuttosto complicato perché, effettivamente, nelle due parti vengono affrontati in maniera piuttosto differente, o almeno questa è l'impressione che ne ho ricavato io.
Nella parte del treno vengono approfonditi maggiormente, perlomeno nelle loro caratteristiche ataviche ed emozionali, in quella più classica, invece, scopriamo aspetti perlopiù superficiali, rispecchiate da dialoghi, specialmente quelli tra uomini, verosimili ma non indispensabili ai fini del romanzo, che io ho trovato quasi sminuire altri concetti più alti esposti in precedenza.
– Se me stufo della gnocca te chiamo – contraccambiò lui.
– Allora aspetto impaziente.
Non trovo che questi personaggi siano costruiti male, ma ho avuto maggiore difficoltà ad apprezzarli, primo fra tutti il giornalista che, a tutti gli effetti, può essere considerato il protagonista della storia, o perlomeno di una sua metà. Per quanto sia approfondito e abbia al suo interno sfaccettature di ogni genere, ho davvero faticato a considerare un elemento positivo della vicenda. In realtà, rispecchia perfettamente la dualità umana: tutti noi siamo sia profondi che superficiali, sia buoni che abietti, sia intellettuali su un argomento che ignoranti in un altro, perciò il lavoro dello scrittore è stato oggettivamente portato a terminare nel modo giusto: non si può considerare il protagonista né un esempio di rettitudine né, tantomeno, un mostro. Soggettivamente, però, non sono riuscita ad apprezzarlo e ad entrare in empatia con lui, anche le sue riflessioni migliori, per quanto interessanti, non sono riuscite a compensare quelle che non ho gradito.
Il ritmo di lettura del romanzo è medio. Vi sono alcune parti, specialmente l'inizio e la fine, che scorrono via davvero molto velocemente. Altre, invece, sono un po' troppo lente e rischiano di perdere l'attenzione del lettore, ma mai il suo interesse sulla storia.
Ultimo elemento ma non meno importante: l'utilità. Questo romanzo si può considerare un giallo o un libro di fantascienza decisamente atipico per diversi fattori, uno fondamentale è la spiccata quantità di nozioni ed informazioni inseriti al suo interno. Non solo vengono citati cantanti e canzoni, ma anche scrittori e le loro opere (per chi volesse degli esempi, li potete trovare nella sezione curiosità). Inoltre per chi, come me prima della lettura di Traforo 35, non conosce le dinamiche legate alla costruzione del Traforo del Fréjus, questa lettura darà la possibilità di scoprire tanti aspetti interessanti su di essa.
Il traforo è iniziato nel 1857. [...] Quando nel 1871 finì il traforo del Fréjus, la ferrovia di John Fell cadde in disuso.
In conclusione, ho apprezzato la lettura di questo libro, specialmente per quanto riguarda l'originalità della trama e ho apprezzato particolarmente la capacità dell'autore di non farti mai avvertire anticipatamente la direzione della storia.
Lo consiglio a tutti perché la trovo una storia interessante che vale assolutamente la pena di essere letta, è adatta a tutti, anche coloro che non amano la fantascienza potranno apprezzarlo pienamente perché non vi si trovano le caratteristiche principali che si attribuiscono al genere come navi spaziali e robot.