Immaginate questa conversazione in dieci scatti fotografici. In nove su dieci, lei è la povera scema e io la persona con una chiave in tasca. Ma nella decima, la povera scema sono io, e questo è il suo momento di gloria. Per un secondo, quella fu l'unica immagine che vidi.
Veronica è un romanzo del 2005 dell'autrice Mary Gaitskill edito Nutrimenti.
Le tematiche principali del testo sono la malattia (AIDS ma non solo) e la moda, due temi che vengono raccontati come due facce della medesima medaglia: una che rappresenta l'inferno e l'altra che rappresenta il paradiso della medesima situazione. Infatti il testo mira a raccontare gli eccessi della vita collegata all'alta moda e, oltre che allo scintillio ad essa collegato, più facile da immaginare per chi la guarda da lontano, mostra anche come il mondo più dorato possibile, in apparenza, nasconde buio, sporco, male.
Da un certo punto di vista il testo può essere considerato quasi un romanzo di formazione, dove però la vera maturità non arriva durante le mirabolanti avventure ma alla fine di tutto quanto, guardandosi indietro, accorgendosi di quello che è effettivamente successo e prendendosene la giusta responsabilità.
La narrazione, infatti, è ricca di flashback: sin dall'inizio del testo incontriamo la protagonista (che non è la Veronica del titolo) in età già matura che ripercorre, nel suo presente, ricordi relativi alla sua storia di, ormai, anni prima.
Questi ricordi sono tendenzialmente in ordine cronologico ma non si presentano in una struttura semplice e lineare: spesso ci sono anticipazioni, ripetizioni, ricordi anteriori che mischiano ogni momento della narrazione, compreso quello di partenza. Per quanto sia semplice comprendere a quali epoche la scrittrice si riferisce è possibile che in una lettura veloce e non attenta esse possano creare qualche difficoltà proprio perché intricate e non contrassegnate in modo evidente da titoli, stacchi di testo o altro.
Sfogliando il testo per lasciarvi qualche citazione tra le tantissime che ho sottolineato, mi sono accorta quanto di già detto ed anticipato c'è nelle primissime pagine che poi vengono approfondite in tutto l'arco del romanzo.
La voglia di scoprire come la giovane ragazza del tempo passato sia diventata poi la donna che incontriamo nelle prime pagine è grande e porta il lettore a divorare le pagine, ma in realtà il focus del testo è basato sulle riflessioni della protagonista e sull'alto valore metaforico di ciò che succede.
A tal fine viene chiamata in causa anche Veronica, il personaggio che dà il titolo al testo e che, in parte, può esserne considerata chiave di lettura: "brutta e malata", è una reietta che mai potrebbe entrare nella realtà di Alison, la nostra protagonista.
Le metafore sono uno degli strumenti maggiormente utilizzati nel testo e punto di spicco dello stile: un po' come vedendo una modella o un modello bisogna saper andare oltre per vedere cosa c'è dietro e raccoglierne umanità, difetti e scendere sotto la superficie, così si deve fare in questo libro che racconta con una superficialità solo apparente momenti gravi e scene fortissime.
Un simbolo che ho particolarmente amato e che penso rappresenti bene il concetto appena espresso è la ricorrente concezione delle "dieci foto" dove la narratrice ci mostra come un oggetto, una persona, una situazione sembri in un modo nei primi nove ma che poi, soltanto per chi arriva a vedere e guardare il decimo, riserva un'anima diversa.
In nove foto su dieci era una scena ridicola, disgustosa. Ma nella decima era elettrizzante. Sorrisi.
Molto rilevante è anche il ruolo della musica, non solo per la protagonista ma anche per quello che rappresenta per il padre che, a modo suo, racconta la stessa storia e invia il medesimo messaggio.
La biografia e le informazioni raccolte al riguardo dell'autrice fanno pensare ad un testo fortemente autobiografico e collegato ad esperienze veramente vissute o, perlomeno, conosciute direttamente nelle loro dinamiche.
In conclusione, Veronica è un testo ambivalente e di difficile identificazione: all'apparenza è semplice, anche volgare, con una protagonista facile da giudicare e non apprezzare, ma contiene metafore (e non solo), scene e tematiche che possono indurre alla riflessione e colpire la sensibilità del lettore che deciderà di scavare sotto la patina, non poi così invisibile, che ricopre il testo.
Scegliere se consigliarlo o meno è complesso: da un lato io mi sono ritrovata ad apprezzarlo pur essendo abituata a chiudermi davanti alle tematiche prevalenti qui raccontate (non leggo le trame dei libri prima di acquistarli proprio perché so che ci sono argomenti che eviterei istintivamente per protezione e, invece, per me la lettura è sperimentazione), perciò penso che potenzialmente possa piacere a chiunque. Dall'altro lato però riconosco che per qualcuno meno affascinato dalle scelte stilistiche e più incentrato sull'intrattenimento il testo, non presentando una trama tipica e implicando uno sforzo di comprensione da parte del lettore, potrebbe non essere adatto a qualunque tipo di lettura.
Ve lo consiglio, perciò, se avete voglia di leggere qualcosa di diverso e di scomodo e se sentite il bisogno di conoscere, approfondire, scavare davanti alle apparenze. Non è un libro da leggere per passatempo o in un periodo in cui si ha bisogno di qualcosa che ci venga incontro e che non richieda a noi di farlo al posto suo.