Ho ucciso mio fratello. Se i tempi fossero stati diversi, forse avrebbe pianto, forse si sarebbe disperato, forse si sarebbe preso a pugni sul petto e sul capo, ma, stando così le cose, col mondo che in pratica è stato inaugurato solo adesso, ci mancano ancora un mucchio di parole per iniziare a tentare di dire chi siamo e non sempre troveremo quelle che meglio lo spieghino, si accontentò di ripetere quelle che aveva pronunciato finché cessarono di avere un significato e altro non furono che suoni sconnessi, dei balbettii senza senso.
Caino, libro del 2009, è l'ultimo romanzo pubblicato prima della morte del Premio Nobel per la Letteratura, José Saramago.
Feltrinelli ha reso disponibile questo libro nella promozione "2 libri a 9.90€" dove, scegliendo tra i titoli selezionati, era possibile acquistare ben due romanzi a meno di dieci euro. Sapendo di andare sul sicuro con Saramago ho, immediatamente, partecipato all'offerta e, adesso che ho letto il libro, sono ancora più certa di aver fatto un affarone.
Sia nell'edizione in promozione che in quella ufficiale dell'Universale Economica Feltrinelli, la cura è evidente. Non sono presenti refusi, il carattere ha una buona grandezza e la copertina rispecchia il contenuto del libro.
L'argomento trattato, che qui non verrà considerato come faccio solitamente come trama e svolgimento, è facilmente evincibile dal titolo: Caino. Il romanzo, infatti, si apre con la creazione di Adamo ed Eva e la loro storia, per poi arrivare subito al vero e proprio protagonista della vicenda. Saramago, in questo volume, rivisita in modo personale l'Antico Testamento, raccontandocelo con gli occhi di Caino che, in questo libro, non è altro che un uomo comune che, con la complicità di Dio, rappresentato come un essere crudele e molto umano, ha commesso un grave delitto: uccidere suo fratello Abele.
La decisione è, senza dubbio, coraggiosa, sebbene presa da un autore di fama mondiale. Già nel 1991 l'autore aveva scritto e pubblicato Il Vangelo secondo Gesù Cristo (QUI su Amazon), libro che ha suscitato scandalo nel clero cattolico portoghese e italiano.
C'è chi afferma che fu proprio nella sua testa che nacque l'idea di creare una religione, ma di questi argomenti delicati ci siamo già occupati altrove nel passato, con una leggerezza recriminabile nell'opinione di alcuni esperti, e in termini che molto probabilmente verranno solo a pregiudicarci nelle argomentazioni del giudizio finale quando, vuoi per eccesso vuoi per difetto, tutte le anime saranno condannate.
Lo stile di Saramago appartiene esclusivamente a lui. I nomi vengono tutti scritti con la minuscola, non importa se si parla di Dio o di Caino. Le frasi sono lunghe e intervallate da virgole che, solitamente, vengono utilizzate per segnalare i discorsi diretti che vengono indicati solamente da queste e dalla lettera maiuscola che precede ogni nuova frase.
L'autore è presenta per tutta la lettura e si fa riconoscere costantemente; ci dà spiegazioni, si intromette con valutazioni personali, motiva alcune scelte.
Che i due non pronunciarono quelle parole, è più che ovvio, ma i dubbi, i sospetti, le perplessità, gli avanti e indietro della discussione ci furono tutti. Quello che abbiamo fatto noi è stato semplicemente trasporre nel portoghese corrente il duplice e per noi irresolubile mistero del linguaggio e del pensiero di quel tempo.
Il tutto è fatto con enorme ironia. Saramago non si ferma davanti a nulla; così come stravolge le regole stilistiche, stravolge anche quelle della morale e del "non si dice". Non esistono argomenti tabù e, anzi, conscio delle critiche che subirà, non si fa remore nemmeno ad inserire nel testo affermazioni, dette dallo stesso narratore e quindi nemmeno intermediate da alcun personaggio che, per i credenti, potrebbero essere considerate blasfeme.
Capita spesso che vengano anche sottolineate alcune incongruenze della storia originale, a cui lo scrittore risponde con fantasiose (e divertenti) affermazioni.
Mozione d'ordine. Prima di proseguire con questa istruttiva e categorica storia di caino cui, con arditezza mai vita prima, abbiamo messo mano, è forse consigliabile, perché il lettore non si ritrovi confuso per la seconda volta con pesi e misure anacronistici, introdurre qualche criterio nella cronologia degli avvenimenti. Così faremo, dunque, iniziando col chiarire qualche malizioso dubbio sollevato se adamo fosse ancora idoneo a fare un figlio all'età di centotrent'anni.
Una rivisitazione della Bibbia, dunque, nella sua parte più cupa e grave, inoltre. È facile aspettarsi qualcosa di lento e similare. E, invece, Saramago ci affascina e ci trascina fino alla fine della storia senza farci mai annoiare. Il ritmo di lettura è talmente veloce che, tempo permettendo, sarà possibile terminarla anche in un'unica volta.
In conclusione, l'idea, il modo in cui è scritto, e l'ironia, per me rappresentano esattamente il genio di Saramago. Mentre in romanzi come Cecità riesce a farci entrare nella mente di un cieco e a farci percepire la gravità della situazione (seppur senza perdere mai la sua ironia), in questo volume riesce a scherzare e a rendere divertente un tema apparentemente intoccabile.
Per chi, come me e come molti altri, non conosce il contenuto dell'Antico Testamento, se non per sommi capi, questo può essere anche un modo (seppure non verrebbe probabilmente mai leggitimato) di conoscere il contenuto del libro più famoso e venduto di sempre, nonché base della religione prevalente in Italia.
Sono sicura che questo libro potrà offendere qualcuno, perché il tema trattato potrà colpire, forse anche giustamente, un nervo scoperto. Ritengo, però, che dal punto di vista letterario questo libro non sia solo meritevole, ma anche l'esemplificazione di cosa significa Letteratura. Saramago è un Premio Nobel per la Letteratura, e qui, come in altre opere, lo dimostra esplicitamente.
Per questo motivo, pur consapevole delle avversità, mi sento di consigliarlo a tutti.