Mi procurai un cronometro, e lessi un libro per principianti in questo sport. È così che si diventa corridori.
L'arte di correre, è un memoir di Murakami, in cui l'autore giapponese riflette sul suo rapporto con la corsa.
Una presentazione di questo tipo, anche se corretta, deve però essere necessariamente approfondita in quanto in questo testo il lettore potrà trovare molto ma molto di più.
Prima di tutto è fondamentale dire che la tematica della corsa viene presentata in modo parallelo con quella della scrittura: non solo lo scrittore ha iniziato entrambe le attività più o meno nello stesso periodo e proprio per motivazioni che le correlano (il nuovo lavoro, sedentario per eccellenza, l'ha indotto a praticare uno sport che lo aiutasse a non ingrassare e a mantenere il suo corpo sano ed in forma), ma Murakami spiega anche di approcciarsi a loro allo stesso modo. Quanto leggiamo, perciò, ci insegna molto anche sullo scrittore e, di conseguenza, sull'uomo, che si sta rivolgendo a noi.
Sarà sorprendente, per il lettore occidentale, poter scoprire come questo grande uomo, famoso e appartenente ad una cultura ancora molto lontana dalla nostra, possa avere punti in comune con lui. Nel gruppo di lettura, formato da persona molto diverse tra loro, è risultato come quasi ognuno di noi in uno o più passaggi si sia riconosciuto in ciò che Murakami scrive in questo testo: a riprova che barriere quali quelle culturali, di genere e di età (dato che le lettrici del gruppo di lettura erano in prevalenza giovani donne) non sono poi così forti quando si va a scavare nella vera essenza della persona.
Per il lettore di vecchia data dell'autore giapponese ci sarà, quindi, la possibilità di conoscere molto di più della sua personalità e delle sue opinioni sulla vita, oltre che scoprire quello che ogni "fan" potrebbe desiderare sapere: come e perché ha iniziato a scrivere (ed entrambe le risposte sono talmente peculiari da non poter lasciare insoddisfatti), a quale età ha capito di voler fare lo scrittore e anche l'inizio della sua carriera, i passi fatti, le scelte difficili e i riconoscimenti raggiunti.
Per chi ha letto le sue prime opere, ritrovarle nel testo e riconoscerle come gradini che l'hanno portato alla fama, sarà coinvolgente, per chi ancora non le ha lette nascerà la voglia di recuperarle per poter riconoscere al loro interno lo stato d'animo che saprà, dopo aver letto questo libro, appartenere allo scrittore in quel momento.
Inoltre, sarà piuttosto semplice riconoscere in ciò che dice l'essenza dei suoi personaggi (soprattutto i suoi protagonisti) e questo aiuterà a renderli ancora più concreti e verosimili ai nostri occhi, mostrandoci ogni piccolo pezzo di "Murakami" insito al loro interno e desumibile da quanto spiegato in L'arte di correre.
Sempre a livello letterario, sono tanti gli spunti presi in considerazione. Murakami nomina tantissimi scrittori e alcune specifiche opere (Dostoevskij, Hemingway, Fitzgerald, Dazai Ozamus (Corri, Melos), Shakespeare, Balzac, Dickens, sono alcuni), sia per citarne delle frasi, sia parlando del loro valore.
Non solo con questo testo scoprirete quali sono i suoi requisiti necessari per poter essere un bravo scrittore, ma anche alcune opinioni, anche se fuggevoli, su alcuni di questi grandi nomi della Letteratura.
Tornando alla corsa, all'interno del libro ci vengono raccontati gli allenamenti e le gare, delle quali, a metà libro, troverete anche tante fotografie che ritraggono l'autore mentre corre o all'arrivo dei traguardi.
La corsa è rappresentata sia come qualcosa di pratico ed utile, sia come una passione, talvolta anche come una terapia emotiva che lo aiuta a superare momenti di nervosismo e fastidio. Non solo non sfuggirà l'amore riversato in questo sport dall'autore, ma inevitabilmente ci condizionerà.
Altresì, è necessario specificare che questo libro non è in alcun modo un testo che potrà indurre a praticare la corsa a chi già, per qualche motivo, non se ne sente attratto. Il fine dello scrittore non è quello di convincere il lettore a praticare a sua volta questo sport e più volte ripeterà che ciò che si adatta a lui e alle sue peculiarità fisiche, potrà invece non adattarsi affatto a quelle di altre persone.
Ciò che se ne deriva, infatti, è una grande motivazione a fare qualunque cosa noi desideriamo e ci sentiamo portati a fare, che sia un'attività sportiva o che sia un'attività intellettuale (o di qualsiasi altro genere). Senza alcuna limitazione o giudizio. Ciò che evinciamo dal testo non è "se vado a correre, sarò felice" ma "se voglio essere felice devo darmi la possibilità di provare a fare quella cosa che rimando da sempre ma che vorrei tanto fare".
Ci sono alcune frasi di questo volume (molte, in realtà) che andrebbero rilette ogni giorno prima di mettersi a lavorare al proprio obiettivo, per potersi così ogni volta ricordare il perché lo si fa e, soprattutto, per averne sempre la voglia e la concentrazione necessaria.
Le verità scomode non mancano.
La corsa non viene presentata dall'uomo come qualcosa che tenderebbe a fare, naturalmente, ogni giorno; ammette lui stesso che ci sono giorni in cui vorrebbe non andare e in cui verrebbe portato a non farlo, adducendo a sé stesso qualche scusa. Anche se si ama qualcosa è umano non tendere alla perfezione e, anzi, lasciarsi andare una volta raggiunto una piccola soglia/obiettivo, da lì entra in gioco la perseveranza che, come Murakami ci ricorda, non è sufficiente per coltivare una passione ma è necessaria per portarla avanti nel tempo.
Allo stesso modo si parla di sconfitta: lo scrittore non ci dice mai che, perseverando, ognuno potrà raggiungere un qualsiasi obiettivo. Questo dipenderà da tantissimi fattori diversi, alcuni dei quali impossibili da prevedere anticipatamente. L'unica cosa che una persona può fare è allenarsi duramente, metodicamente, senza mai arrendersi e vedere solo alla fine a cosa questo lavoro lo porterà.
Vengono raccontate anche le sconfitte personali dello scrittore (principalmente nelle maratone) e, anche in questo ambito, un altro aspetto colpisce: Murakami non si mette mai in competizione con nessuno, se non con sé stesso. Non considera mai una sconfitta l'arrivare prima o dopo qualcuno, guarda esclusivamente ai dati oggettivi della propria performance: se raggiunge ciò che si era prefisso, si considera soddisfatto indipendentemente dal risultato che noi tutti potranno vedere (il posizionamento nella maratona, ad esempio), se non lo raggiunge è con sé stesso che deve avere a che fare.
Ci svela così un trucco che forse non tutti utilizziamo: essere oggettivi e non guardare agli altri, rimanere fermi su sé stessi e sui propri risultati, sulle proprie limitazioni.
Ci sono diversi esempi pratici che ci aiuteranno a comprendere la differenza tra oggettività e soggettività e ci mostreranno come questo metodo sia lo stesso che lo scrittore applica anche a tutti gli altri settori della sua vita, in primis la scrittura.
Il linguaggio utilizzato è semplice, ben scritto (lui sostiene sia prodotto di getto, ma questo a parte per la dinamicità del testo non si ravvisa, in senso negativo) Il libro non annoia mai, nemmeno nei punti meno intriganti per l'interesse del lettore (ad esempio a me importava pochissimo dei risultati delle maratone e dei tempi, eppure ho letto volentieri anche quelle parti). A prescindere dalla tematica affrontata in quel momento, difficilmente si dilunga in modo evidente, pur riuscendo ad approfondire ogni discorso.
Per chi legge la narrativa di Murakami, non sarà, inoltre, sorprendente scoprire come, in mezzo a tutto questo, l'autore riesca anche a descrivere l'ambientazione del luogo da cui scrive (un esempio lo vedete nell'incipit) o dei luoghi in cui lavora (insegna o interviene a eventi) o anche dove svolge le gare.
Per quanto il libro sia quanto di più concreto possibile (anche quando parla della sua mentalità lo fa con esempi pratici) e invece i suoi romanzi siano ricchi di metafore e da interpretare, è piuttosto immediato il riconoscimento della stessa paternità delle due diverse tipologie di opere. Difficilmente chi ama la sua narrativa potrà non apprezzare questo testo.
In conclusione, L'arte di correre di Murakami è un testo che può interessare particolarmente a chi ama la corsa o vuole informarsi al riguardo (non mancano anche gli esempi pratici e le specifiche di allenamento dello scrittore), ma che potrà aiutare qualsiasi persona, anche la più refrattaria allo sport, a credere maggiormente nei propri obiettivi.
Leggere questo volume fa venire un'immediata voglia di provarci, di non lasciarsi andare, di lavorare su ciò che rimandiamo da anni perché "tanto è inutile" o perché "non ho tempo".
È un libro piacevole da leggere e fortemente motivante che, personalmente, farei leggere a tutte le persone a cui voglio bene per spronarle a seguire (e forse anche a riconoscere) la propria strada.
Consigliatissimo, da leggere e rileggere!