La teoria è che ogni sera il denaro venga raccolto e "parcheggiato", "parcheggiato" in un bar prescelto. Il locale raccoglie tutti gli incassi illegali della serata e li trattiene fino alla mattina dopo.
Dennis Lehane è un autore di thriller e noir con i fiocchi; ho letto quasi tutto ciò di suo che è stato pubblicato in Italia e l'ho sempre adorato.
Chi è senza colpa nasce, in realtà, come racconto pubblicato nella raccolta Boston Noir (inedita in italiano). Quando ne è stato tratto un film, come spesso succede, questo racconto è stato notato anche in Italia ed è stato pubblicato singolarmente. E, anche se avrei preferito fosse tradotta l'intera raccolta, ringrazio Piemme per aver almeno portato in Italia questo racconto.
Io sono fan di Lehane e, ovviamente, volevo vedere il film, mai al mondo, però, guarderei consapevolmente un film o una serie tv senza aver prima letto il libro, perciò anche se con tempi piuttosto lunghi ho ricevuto il libro in regalo e mi sono buttata sulla lettura.
Per chi non lo sapesse Dennis Lehane è l'autore di perle quali Shutter Island (non ditemi che non avete visto il film, non ci credo!!!) e Mystic River (idem, sicuramente conoscete il film) oltre che di una serie noir che ha due protagonisti veramente simpatici da cui sono stati tratti alcuni film, anche se separati tra loro. Chi è senza colpa, senza ombra di dubbio, non è paragonabile alle altre opere perché non arriva agli stessi livelli, ma secondo me è piuttosto rilevante che fosse un racconto e non un romanzo e che, quindi, ciò che si cercava di trasmettere fosse necessariamente differente.
I racconti sono generalmente più incisivi di un romanzo ma difettano di alcuni aspetti più profondi, il loro ruolo spesso (soprattutto quando si parla di generi come il noir) è quello di colpire forte non quello di sedurti strada facendo.
Per quanto sia tipico dell'autore inserire scene che ti rimangono impresse per sempre, non è assolutamente naturale per lui ridurre così al minimo l'introspezione dei personaggi e la spiegazione della trama, e io penso che ciò sia imputabile al fatto che, appunto, trattandosi di un racconto lui mirasse ad un diverso approccio; più incisivo e meno descrittivo.
Questa lunga premessa, insomma, ha lo scopo di farvi capire che questo libro verrà valutato da me come un racconto (perché NON è un romanzo) e che, se voi deciderete di leggerlo, non potrete trovare lo stesso Lehane letto nei romanzi.
Iniziamo da ciò che mi ha colpita di più: il protagonista. Cos'ha di speciale? Non ha personalità. Sembra totalmente apatico e trascinato dagli eventi e questo è frutto di una decisione dell'autore che si comprende bene solamente alla fine del racconto. Mi ha doppiamente stupita perché questo scrittore è particolarmente dotato nel creare le personalità ai suoi personaggi e durante la lettura mi chiedevo il perché avesse fatto questa scelta, poi però sono assolutamente rimasta soddisfatta dalla risposta. Con gli amanti delle anticipazioni (sì, esistono e sono introno a noi anche se non li riconosciamo) ci vediamo nella recensione con spoiler dove spiegherò tutto in modo meno criptico!
Ma l'esperienza gli aveva mostrato che le donne l'amore che lui aveva nel cuore lo vedevano, ma che preferivano un cuore con un involucro esterno un po' più attraente. E non erano soltanto le donne, era lui stesso. Bob non si fidava di se stesso quando c'era da maneggiare cose fragili. Erano anni che non si fidava più.
La trama mi è piaciuta da subito; la malavita, i bar che fungono a rotazione da "parcheggio" per i soldi dei "cattivi", un dolcissimo cagnolino.. gli elementi c'erano tutti per intrigarmi! Lo svolgimento mi è piaciuto meno; non perché sia brutto ma perché prima di tutto avevo già anticipato i colpi di scena (conosco troppo Lehane per non immaginarmi certe cose) e secondariamente perché certi aspetti non vengono approfonditi e spiegati a sufficienza. La motivazione già l'ho data: si tratta di un racconto ed è naturale che non ci si soffermi su certi dettagli, io però, non apprezzo quando questo accede!
I personaggi non sono affatto interiorizzati; certo li conosciamo attraverso gli occhi del protagonista ma non trattandosi di un attento osservatore non scaviamo nel loro profondo. Persino quando leggiamo delle scene in cui il protagonista non è presente non riusciamo comunque ad afferrare che caratteristiche superficiali degli altri personaggi. Anche questo aspetto non è affatto da Lehane, anche se capita spesso che i "cattivi" vengano considerati tali senza particolari approfondimenti. Non lo trovo un aspetto fortemente negativo perché, anche in questo caso, trovo tutto motivato dall'alone di mistero che si vuole lasciare sulla trama.
Lo stile di Lehane a me piace, la traduzione del libro, però, non mi ha convinta molto. Non intendo dire che sia fatta male, ma non ho apprezzato certe scelte lessicali come ad esempio gli infiniti "sicché" che, per quanto siano simpaticissimi se detti da un fiorentino, non mi suonano affatto bene sulla bocca di un mafioso statunitense o ad un poliziotto abituato a vivere nella periferia.
Sicché se chiedessi in giro non mi sentirei dire che qui si raccolgono scommesse, oppure, che so...
Trattandosi di un racconto, ovviamente, i tempi di lettura sono brevi. Io l'ho finito in un giorno e non dubito che lo farete anche a voi (tempo permettendo). Inoltre io l'ho letto al mare Sotto l'ombrellone e penso che sia perfetto per questo genere di lettura. Il ritmo, però, non è dei più veloci, sebbene non sia affatto lento.
Aspetto che ho apprezzato moltissimo è che anche in una storia così breve Lehane sia riuscito ad inserire frasi e pensieri che facciano nascere dubbi e domande al lettore. Il bravo scrittore, infatti, anche davanti alla trama più superficiale ti porta ad arricchirti di qualcosa, altrimenti la lettura sarebbe vana.
Eppure compravano. Erigevano impalcature di debiti, e proprio quando sembrava che l'intera baracca stesse per crollare per il troppo peso prenotavano un nuovo salottino con pagamento dilazionato e lo aggiungevano alla pila. E di pari passo con il bisogno di acquistare sembrava esserci quello di gettare. Nelle cataste di rifiuti Bob vedeva le tracce di una dipendenza quasi violenta e gli sembrava di assistere a un'espulsione di cibo da corpi che non avrebbero dovuto ingerirne.
L'ambientazione mi è piaciuta molto; il bar, la città, la casa di ognuno di loro, viene tutto descritto sufficientemente senza però scendere in particolari che avrebbero modificato il tenore della lettura. Quando ho visto il film ho ritrovato esattamente ciò che avevo immaginato leggendo il racconto.
L'atmosfera è strana e mi è piaciuta. Non si riesce a capire bene, è impossibile scalfire la coltre di nebbia creata dall'autore per non farci vedere sotto.
Sì fermò un istante sul marciapiede, sentendo il cielo nero inchiostro sopra di sé e il freddo nelle dita, e chiuse gli occhi per non vedere la notte.
Ci era abituato. Ci era abituato.
Non era un problema.
Se non cercavi di combatterla, potevi fartela amica.
Infine vi parlo del film. Come quasi tutti i film tratti da un libro di Lehane (e sono veramente tanti!), è fatto piuttosto bene ed è fedele nella trama a quanto scritto dall'autore. Nella recensione con spoiler vi parlo di ciò che, invece, le due opere hanno di diverso.
Non solo non è il migliore di Lehane ma mi spingo anzi a dire che è il peggiore, eppure lo consiglio comunque perché è sicuramente meglio di tantissimi altri libri del genere. Se lo leggete ricordatevi però che questo non è l'apice dell'autore e che le sorprese non sono affatto finite.