TRAMA IN BREVE

I nemici di Bill Hodges in questo terzo ed ultimo capitolo della serie sono molti e hanno facce diverse tra loro. Riuscirà l'investigatore a sopravvivere al nemico più mortale? Non rimane che scoprirlo leggendo il libro!

DEDICA

Per Thomas Harris.

INCIPIT

È sempre più buio appena prima dell'alba. Rob Martin si ritrovò in mente questa vecchia perla di saggezza mentre guidava lento l'ambulanza lungo Upper Marlborough Street in direzione della base, la caserma dei pompieri numero 3. Si disse che chiunque avesse tirato fuori una pensata simile in fondo ci aveva preso, perché quel mattino faceva più buio che dentro il culo di una marmotta e l'alba non era lontana.

RECENSIONE

Stephen King è uno dei miei scrittori preferiti. Quando esce un suo libro mi comporto proprio come sostengono i critici: compro indifferentemente dal contenuto di ciò che sto comprando. Questo perché ho letto tutto ciò che King ha scritto e pubblicato in Italia, perché ho tutti i suoi libri, alcuni anche tre o quattro volte a dire la verità, e perché so che King scrive bene e, indifferentemente dal contenuto so che vale la pena.

Per questi motivi sapevo sin dall'inizio che avrei acquistato Fine Turno, nonostante sapessi benissimo che questo non è il mio genere di libro e che non l'avrei mai potuto apprezzare come i veri capolavori che mi hanno fatto innamorare di King scrittore.

Fine turno è il terzo ed ultimo libro della trilogia che vede il detective Bill Hodges come protagonista. L'idea iniziale di King era quella di creare un libro hard boiled, ispirandosi ai suoi autori preferiti, grandissimi in questo genere. Ciò che mi è apparso evidente sin da subito è che King non sarà assolutamente mai bravo a scrivere questo tipo di libri perché il suo stile non si adatta affatto al genere e perché, lo sostengo da un punto di vista strettamente personale, questo genere gli tarpa le ali e non gli permette di esprimere le sue vere capacità. Mi permetto di asserire questo anche a fronte di ciò che evidente nella trilogia: l'elemento hard boiled sfuma sempre di più fino a rendere i libri passo passo sempre meno inseribili in una categoria predefinita perché la fantasia di King, per quanto imbrigliata, porta sempre lì, dove i critici lo odiano e lo criticano, appunto. Il risultato finale è un ibrido che non mi ispira simpatia, cosa che succede spesso al King degli ultimi tempi, tra l'altro, magari stanco di avere lo stesso stampo ma incapace di uscirne. Fossi sua moglie Tabitha che, come sempre, compare come lettrice ed aiutante del marito, gli avrei preso il manoscritto di Mr. Mercedes, l'avrei stracciato, e gli avrei detto "Vai a scrivere qualcos'altro, qualcosa di vero e di più tuo", ma capisco anche la voglia di King di provare a spaziare in cose diverse, potendoselo anche permettere.

Questo terzo libro è il meno hard boiled di tutti, anche se i presupposti rimangono. Per questo motivo non ho inserito un genere specifico nelle tag; qualunque avessi inserito sarebbe stato vero solamente a metà.

Avendo letto i due libri precedenti, capire cosa sarebbe successo in questo romanzo, anche se a sommi capi, era piuttosto facile. Come già detto nella premessa, non ho comprato Fine Turno per la sua trama bensì perché acquisto tutto dell'autore, indistintamente. Non stupitevi perciò di quanto sto per dire; le premesse non mi ispiravano per niente. Senza anticiparvi nulla è difficile da spiegare accuratamente, mi limito semplicemente a dire che, quando in un libro ci sono aspetti derivanti da generi diversi, difficilmente riesco a considerarlo valido. In questo caso, come vi ho già spiegato, ci troviamo davanti ad un ibrido e, già nei romanzi precedenti, notando la rotta particolare che la trilogia stava prendendo, non ero particolarmente entusiasta. Quindi ho iniziato il libro con alte aspettative su tutto meno che la trama e, invece devo dire che King mi ha stupita ancora una volta. Le premesse che c'erano sono state confermate com'era inevitabile, però l'autore è riuscito a creare uno svolgimento buono, non banale e ben costruito che ha mitigato sicuramente il senso iniziale di stare per affrontare un libro con una trama da poco.

Mi sembra necessario spiegarvi che una fan di King come me, come del resto chiunque abbia una preferenza particolare per un autore, non può essere obiettiva come chi non ha letto altro di suo. Perciò cercherò di farvi capire le differenze.

Da Kinghiana ritengo che la trama di questa trilogia e, in particolare, di questo romanzo, non sia un granché. Ben strutturata, comprensibile, lineare con colpi di scena necessari e tutto però non c'è quel qualcosa in più che, invece, c'è in moltissimi altri romanzi dell'autore. Il mio personalissimo parere, lo ripeto perché voglio sottolinearlo, è che pur di entrare dentro i canoni del genere l'autore abbia avuto meno spazio di manovra e sia riuscito a compiere solo questo.

La mia opinione da non Kinghiana, cioè da una persona che non ha letto altro dell'autore sarebbe, invece, che i libri hanno tutti una trama ben imbastita che ti cattura e sensata perciò si tratta di uno di quei libri adattissimi per essere letti sotto l'ombrellone e che rispetto al genere l'ho apprezzato per la sua originalità e il suo discostarsi dai canoni classici. 

Passiamo ora a tutto il resto, cioè quello che veramente mi aspettavo da King a livello di qualità.

Lo stile. Io potrei semplicemente copiare ed incollare un parere sempre uguale per ogni recensione su King. Questo perché, nonostante negli anni il suo modo di scrivere sia cambiato anche tanto, non c'è mai stata una volta in cui non ho pensato che lui fosse nato per scrivere. Lo stile che ha ora, differisce tantissimo da quello usato nei suoi primi libri, adesso è più elegante, più fine, più delicato anche quando parla di morti violente. Penso che non lo faccia nemmeno apposta, semplicemente lui ed il suo modo di scrivere sono cambiati di pari passo. Forse quello che amo di più io è il King via di mezzo, cioè, per come la vedo io, quello post incidente ma prima della svolta più fine. Ciò di cui sono sicura, però, è che in qualunque momento, io ho amato il suo modo di scrivere e, a meno che la senilità non lo rovini, non credo che capiterà mai il contrario. Quindi, se volete offendere King perché scrive romanzetti horror, leggetevi Il miglio verde e, dopo, constatate che lo stile non dipende dalla trama bensì dall'uomo che scrive. 

Un altro punto favorevole in King, praticamente impossibile da scalfire è l'introspezione dei personaggi. Prima di leggere King (che ho iniziato a leggere molto presto, tra l'altro) non avevo nemmeno la più pallida idea di che cosa fosse. L'introspezione dei personaggi non è dare una motivazione superficiale ai comportamenti di tutti loro, è rendere il personaggio una persona, fartelo conoscere non come coloro che ti stanno introno ma molto di più. Tu sei ogni personaggio e capisci tutto di loro. Questo aspetto è grandemente sottovalutato, specialmente da chi ritiene che gli approfondimenti psicologici della vita della persone all'interno del romanzo siano solo pause noiose tra le azioni compiute. Se siete di questo parere, ovviamente, non siete i lettori giusti per King. Magari potrete apprezzare lo stesso alcuni suoi libri ma non potrete mai sentire ciò che può comprendere solo chi ritiene questo aspetto fondamentale. In questo libro i personaggi sono ben approfonditi, anche se non al livello consueto per King. Il motivo è sicuramente legato al genere; in un romanzo hard boiled va benissimo far capire la personalità dei personaggi ma non si può allungare troppo il brodo, altrimenti si esce dal seminato.

La credibilità è un altro aspetto di questo autore che, da sempre mi affascina. Non è un mistero che le trame di King siano spesso fantasiose e originali. Difficilmente un romanzo di King ha aspetti solamente legati alla vita normale, anzi, considerando la totalità dei romanzi non ce n'è nemmeno uno che, perlomeno, non ti faccia venire il dubbio che ci sia qualcos'altro in più. Nonostante questo, però, King riesce a fare trame più credibili di molto autori che parlano della nostra realtà. Ovviamente, con credibilità non intendo la possibilità che qualcosa accada veramente nel nostro mondo, intendo la coerenza di ciò che viene descritto e raccontato nel mondo del libro. Anche in questo caso King c'è riuscito, la trama letta da qualcun'altro mi avrebbe fatto storcere il naso, invece, lui è riuscito a spiegare tutto e a renderlo vero.

La struttura del libro l'ho trovata infingarda, l'inizio è disorientante perché parla di fatti accaduti nel primo libro e, appena ti orienti e capisci, vieni trasportato al tempo presente. Successivamente, la trama è piuttosto lineare, fino a quando non sta per succedere di tutto, in quel momento c'è un bel capitolone flashback che ti racconta cose praticamente già intuite nella loro totalità e ti fa girare le pagine alla velocità della luce pensando "si, va bene, ma la storia?". Io avrei preferito che i flashback fossero distribuiti per tutta la durata del libro in proporzioni uguali, però, la struttura scelta è comunque ottima per indurre il lettore a leggere voracemente.

Il ritmo, infatti, è molto buono. Io ho sempre letto velocemente i libri di King, perché vengo trascinata nella lettura più dalla buona scrittura che dalla velocità della narrazione, però, in questo caso, anche il ritmo vero e proprio della storia è veloce. I momenti riflessivi sono pochi, sempre a causa del genere a parer mio, e il libro si finisce in pochissimo tempo. Io ci ho messo un giorno e mezzo scarso, mentre per altri libri della stessa lunghezza ho impiegato qualche giorno in più.

L'ambientazione non mi ha convinta. King è bravo a descrivere gli ambienti ma in questo libro si è limitato all'essenziale. Io incolpo nuovamente il genere, che non permette di analizzare approfonditamente molti aspetti, comunque sia il romanzo non è manchevole sotto questo aspetto, semplicemente non dà il meglio possibile.

L'atmosfera, invece, mi ha sorpresa. Considerando che non amo molto il genere (come se non l'avessi già spiegato circa 1000 volte), non mi aspettavo di riuscire ad emozionarmi come invece è successo. Tanto di cappello a King per essere riuscito in questa impresa piuttosto difficile.

Come riassunto finale vi dico perciò che: penso che il genere non dia la possibilità a King di dare il meglio ma che l'autore sia riuscito ancora una volta a mostrare le sue capacità. È un buon libro perciò è da consigliare, ma non è tra i migliori dell' autore e perciò lo consiglio solo a chi

  • Ha già letto tutto di King e vuole leggerlo anche sotto questo aspetto Chandleriano.
  • Non ha mai letto King ma ama il genere hard boiled ed è curioso di vederlo rivisitato.

Buona lettura a tutti, fatemi sapere che cosa ne pensate!

TRAMA COMPLETA (CON SPOILER)

Bill Hodges scopre che qualcuno sta ideando un piano per indurre le vittime salvatesi da Mr. Mercedes al suicidio. Investigando l'uomo capisce che è proprio Brady, cioè Mr. Mercedes, a farlo, nonostante l'uomo sia in ospedale incapace, addirittura, di allacciarsi le scarpe.

Brady, infatti, ha sviluppato capacità extrasensoriali che gli permettono di entrare nella mente delle persone tramite un videogme scoperto per caso. L'investigatore riesce a capire il suo piano e, anche quando Brady si toglie la vita, entrando nel corpo del Dottore che ha svolto su di lui gli esperimenti che l'hanno portato ad avere i suoi nuovi poteri, capisce che non è ancora finita e lo segue fino allo chalet di montagna del Dottore.

Qui avviene l'ultimo scontro con il cattivo, che muore grazie all'alleanza di Hodges con Jerome e Holly.

Alla fine del libro, però, muore anche Hodges, affetto da un tumore al pancreas muore dopo aver provato le cure oncologiche.

CITAZIONI

Hodges è il suo punto di riferimento, grazie al quale Holly valuta la sua capacità di interagire con il resto del mondo. In altre parole, è il modo in cui misura la sua salute mentale. Provare a immaginarsi un'esistenza senza di lui è come stare in cima a un grattacielo a fissare il marciapiede sessanta piani più in basso.

E sentirsi necessari è una gran cosa. Forse la più grande in assoluto.

Quando le infermiere bevono, ci danno dentro. In quel senso somigliano ai poliziotti.

Ha poi capito, talvolta a proprie spese, che in genere ci si trova davanti al Rubicone totalmente impreparati.

La giusta combinazione garantisce una vincita sicura ma, alle quattro del mattino, forse non è quella, la spinta principale. Le quattro del mattino sono un'ora tremenda per essere svegli. È il momento in cui affiorano pensieri spiacevoli e idee negative.

Riflette, e non per la prima volta, che le facoltà telecinetiche sono nulla in confronto al potere di Internet. Migliaia di ideazioni suicide devono essere germinate nel ricco brodo di coltura dei social network, dove pullulano i troll e il bullismo imperversa senza sosta. Ecco un'autentica dimostrazione della forza della nostra mente sulla materia.

Per la prima volta nella mia vita sono terrorizzato dal futuro, dove la mia essenza presente e passata sarà annichilita e spazzata via.

Oppure, che cavolo, è stato merito del classico intuito femminile. Hodges crede sul serio che esista. È un tipo all'antica.

QUARTA DI COPERTINA

In un gelido lunedì di gennaio, Bill Hodges si è alzato presto per andare dal medico. Il dolore lo assilla da un po' e ha deciso di sapere da dove viene. Ma evidentemente non è ancora arrivato il momento: mentre aspetta pazientemente il suo turno, infatti, Bill riceve la telefonata di un vecchio collega che chiede il suo aiuto, e quello della socia Holly Gibney. Ha pensato a loro perché l'apparente caso di omicidio-suicidio che si è trovato per le mani ha qualcosa di sconvolgente: le due vittime sono Martine Stover e sua madre. Martine era rimasta completamente paralizzata nel massacro della Mercedes del 2009. Il killer, Brady Hartsfield, sembra voler finire il lavoro iniziato sette anni prima dalla camera 217 dell'ospedale dove tutti pensavano che sopravvivesse in stato vegetativo. Mentre invece la diabolica mente dell'Assassino della Mercedes non solo è vigile, ma ha acquisito poteri inimmaginabili, tanto distruttivi da mettere in pericolo l'intera città. Ancora una volta, Bill Hodges e Holly Gibney devono trovare un modo per fermare il mostro dotato di forza sovrannaturale. E a Hodges non basteranno l'intelligenza e il cuore. In gioco, c'è la sua anima. Dopo "Mr. Mercedes" e "Chi perde paga", King ha scritto il capitolo conclusivo della sua trilogia poliziesca, nella quale l'autore, come ci ha ormai abituato, combina il suo senso della suspense con uno sguardo lucidissimo sulla fragilità umana. Dalla trilogia di Bill Hodges sarà tratta una miniserie TV diretta da Jack Bender.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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