Origin di Dan Brown è uno dei libri più dibattuti dell'anno, sono passati pochi giorni dalla sua uscita e troviamo già articoli su articoli che ne parlano positivamente o negativamente.
Tutto ciò che vi dirò in questa recensione è dovuto al fatto che ho letto tutto di quest'autore e ne ho notata un'evoluzione particolare che vi spiegherò in un post apposito. Per oggi cercherò di parlarvi solamente di questo libro in particolare.
Robert Langdon è il protagonista di questo romanzo; il professore di Harvard esperto di simbologia è una nostra vecchia conoscenza; è già dal 2000 con l'uscita di Angeli e demoni che leggiamo le sue incredibili avventure. Di quest'uomo conosciamo veramente poco; in ben cinque libri abbiamo imparato a conoscere ciò che gli fa paura, ciò che ama e la sua incredibile cultura ma la sua personalità e, soprattutto, la sua vita ci rimangono quasi del tutto ignote. Il motivo di questa mancanza introspezione del protagonista è dovuta al fatto che, in realtà, Robert Langdon è solamente un filo conduttore, si tratta di un escamotage per collegare romanzi che, altrimenti, non avrebbero niente in comune e verrebbero considerati totalmente indipendenti e autoconclusivi. Non ci affezioniamo a lui e sappiamo perfettamente che non morirà mai; il suo ruolo è quello di introdurci alle vicende, il suo personaggio per quanto primario rimane totalmente in sordina, occultato da tutto il resto.
È per questo motivo che i libri della serie che lo vedono come protagonista, possono essere letti in qualunque ordine, senza che vi siano problemi di incomprensione o di anticipazioni.
La struttura dei libri della serie è piuttosto simile ma, con Origin, cambia rotta in maniera sostanziale. Come sempre, i punti di vista da cui viene raccontata la trama sono diversi ed includono anche la parte antagonista. Come sempre, i capitoli sono numerosissimi e caratterizzati da pochissime pagine (il più lungo, se non sbaglio conta solamente una decina di pagine). Per la prima volta, però, i trabocchetti, gli indovinelli, i giochi di parole e mnemonici, le prove da superare e i codici da decifrare (tutto ciò che io chiamo DanBrownate perché tipiche, fino ad ora, dei libri dell'autore) vengono ridotti al minimo, inseriti quasi come contentino per i lettori di vecchia data, che ovviamente se li aspettano, dando maggiore importanza ad aspetti diversi quali il messaggio e la trama.
La trama è meno complicata per quanto riguarda le DanBrownate ma riserva colpi di scena maggiori per quanto riguarda il suo intreccio, specie sulla conclusione. Personalmente trovo che il romanzo abbia perso molto da questa scelta, perché le DanBrownate sono qualcosa che ogni lettore dell'autore ricerca e desidera e perché, secondo me, sono decisamente più rilevanti ed interessanti di ciò che l'autore ha creato in questa ultima opera. Sono, altresì, certa che molti lettori, specie i neofiti del genere, gradiranno estremamente questa nuova piega fantascientifica della storia. Non possiamo, in realtà, definirlo un romanzo strettamente fantascientifico perché ciò di cui si parla è piuttosto vicino a quello che già è possibile costruire ed immaginare, si tratta di qualcosa di presente ma ancora impossibile da considerare realizzabile. Ricorda però il genere fantascientifico per molti suoi aspetti quali la tecnologia sorprendente e il corrispondente cambio di vedute che essa comporta. Io sono amante del genere, anche se non mi ritengo un'esperta perché mi manca ancora molto da leggere e, sicuramente, non ho trovato nulla di nuovo in questo libro che, ricalca approssimativamente scie del passato ben più importanti e significative, chi ha letto Asimov mi capirà. Lo svolgimento è comunque sorprendente, inaspettato, pieno di colpi di scena e ben costruito; non è ciò che volevo iniziando un libro di Dan Brown ma si tratta comunque di una buona storia.
L'autore è un uomo dalle grandi conoscenze, aspetto che mai e poi si potrebbe mettere in dubbio e che rende i suoi romanzi sempre molto interessanti da leggere. È assolutamente impossibile iniziare e finire un suo libro senza aver scoperto qualcosa che prima non sapevamo o che conoscevamo solo in maniera più superficiale. Solitamente quando rilevo qualcosa di utile ed interessante in un romanzo vi aggiungo un reparto sotto alla recensione intitolato curiosità in questo romanzo non mi è stato, però, possibile perché avrei dovuto trascrivere gran parte del libro; tutta è una curiosità, tutto è conoscenza, soprattutto nella prima metà del romanzo.
L'architettura e l'arte hanno sempre una rilevanza incredibile nei romanzi dell'autore; questo aspetto non solo influisce sull'utilità di cui vi ho appena parlato ma anche sull'ambientazione. Infatti, ogni luogo che fa da sfondo alla vicenda è importante non solo ai fine della trama ma anche come luogo vero e proprio; gli ambienti in cui si svolgono le vicende sono sempre realmente esistenti e di grande importanza artistica: musei, chiese, case particolari, edifici storici. Non solo l'autore decide di ambientare in questi luoghi le vicissitudini del protagonista ma li descrive con una minuzia di particolari che ci dà la possibilità di conoscerli e di scoprire anche cose che potremmo non avere mai saputo, sul loro riguardo. Persino chi avrà attivato visitato quei luoghi potrà scoprire aspetti sconosciuti. Viene naturale cercare su Internet le immagini di ciò che viene descritto, per poter avere davanti ciò che ci viene raccontato e comprenderlo al meglio. La sete di conoscenza con Dan Brown si rafforza e non si affievolisce, perciò si tratta sempre di una lettura che vale la pena fare e consigliare.
Il tema controverso della religione è sempre presente nei romanzi della serie e costituisce un elemento importante; in questo caso la teologia si scontra con un altro pilastro; la tecnologia. Ovviamente, non ho nessuna intenzione di anticiparvi qualcosa e di farvi sapere qual è il messaggio finale che si può desumere dalla lettura. Vi dirò che, però, non l'ho trovato particolarmente sorprendente, Dan Brown ha scritto qualcosa di già visto e già letto quasi un secolo fa e, l'unica differenza, sta nel fatto che chi leggerà lui, forse, non avrà mai letto i grandi classici che l'hanno anticipato. Apprezzo il tentativo dell'autore di divergere dagli scritti precedenti, ritengo però che non sia riuscito a colpire nel segno, almeno con me.
In questo romanzo gli eventi raccontati sono decisamente pochi rispetto alla quantità di pagine; nella prima metà il libro è quasi totalmente un'introduzione a qualcosa che, chiunque abbia letto un altro libro dello scrittore o che sia esperto di thriller, potrà immaginare sin dalla prima pagina e che accadrà con una lentezza esasperante. Nonostante questo la suspense è sempre molto alta perché l'autore è un maestro del genere e sa esattamente come farci rimanere con il fiato sospeso facendoci girare ogni pagina, senza nemmeno farcene accorgere. Sin dalle prime pagine vengono fatte promesse sensazionali al lettore, sembra che ciò che verrà rivelato da questo romanzo possa essere qualcosa di incredibile, a voi la scelta poi, nel decidere se il clamore fosse veramente proporzionale alla scoperta.
L'atmosfera che va al di là della suspense, invece, non è pervenuta. Non ci emozioniamo per il protagonista che ci fa simpatia ma a cui non ci affezioniamo in alcun modo ed è quasi impossibile pensare anche solo un momento che la trama prenda pieghe diverse da quelle aspettate per quanto riguarda i personaggi. Soltanto i colpi di scena riescono a farci provare qualcosa, ma anche quello è più lavoro creato dalla suspense che dell'empatia con eventuali personaggi.
I personaggi, in realtà, sono meglio approfonditi rispetto al protagonista che, invece, viene lasciato in sordina. Certo, non scopriamo vita, morte e miracoli per quanto li riguarda ma impariamo ad apprezzarli, sia che si tratti di personaggi positivi sia che si tratti di personaggi negativi. La personalità di Edmund Kirsch su tutte, rimarrà impresso ad ogni lettore.
Lo stile di Dan Brown è l'elemento più controverso e difficile da valutare. Ho letto recentemente un articolo in cui si paragonava questo scrittore alla letteratura alta, quale Philip Roth, ecco, davanti a questo paragone si può solo inorridire. Dan Brown non scrive letteratura alta e in ciò non c'è niente di male, sono numerosi gli autori che non lo fanno e che godono comunque della mia stima perché molto bravi in quello che fanno, ma davvero non si può paragonare lo stile di un autore mainstream (o commerciale che dir si voglia) ad uno scrittore quale Philip Roth (che difficilmente potrebbe riuscire ad iniziare così tante frasi con "be'").
Lo stile dell'autore è piacevole, fluido, ritmato e ricco di suspense. Non viene data molta importanza alla scrittura come arte; non si tratta di esercizi di stile bensì di una concreta predisposizione nel riuscire a catturare ogni tipo di lettore e rendergli piacevole la lettura, Dan Brown non è un artigiano della scrittura; è un ottimo programmatore. Ogni tipo di lettore, dal più esigente al meno, potrà trovare in Dan Brown un'ottima via di mezzo. Le anticipazioni di trama, tipiche degli autori più capaci del genere, sono numerose e ben congegnate.
Il ritmo della vostra lettura sarà molto veloce, a causa dello stile fluido e della suspense che vi trascinerà avanti con la storia. Gli accadimenti sono un po' lenti a susseguirsi, ma Dan Brown se lo può permettere.
In conclusione trovo Origin un romanzo atipico rispetto ai precedenti volumi della serie, l'autore ha catalizzato meno l'attenzione su ciò che, solitamente, cerchiamo in un suo libro e ha alzato la posta per quanto riguarda messaggio e trama. Quest'ultimo aspetto può essere considerato ciò che c'è di più positivo o il suo totale opposto, a seconda delle aspettative e delle letture fatte in precedenza. Personalmente non ho particolarmente apprezzato la trasformazione della struttura perché non ritengo affatto geniale la sua conclusione, anzi. Trovo, invece, che le conoscenze di Dan Brown siano tanto vaste ed ampie da potergli permettere di rendere interessante un romanzo, pur lasciandone immutata la struttura da quella dei volumi precedenti. Avrei preferito, perciò, una struttura più banale ma ancora più ricca di conoscenze, come in genere fa. Il cambio di rotta che, invece, è stato fatto dall'autore, secondo me, piacerà solo ad alcuni lettori e non verrà apprezzato da chi si è innamorato di lui per Il Codice Da Vinci.
Il libro è comunque scritto con astuzia, ben strutturato e di piacevolissima lettura. C'è chi lo amerà immensamente e chi, invece, non lo troverà niente di che, penso, però, che nessuno potrà considerarla una lettura totalmente negativa. Io l'ho letto volentieri e lo consiglio anche a voi, ma spero che la strada intrapresa dall'autore non sia quella definitiva e che nei prossimi romanzi ci sia un'ulteriore deviazione.
Presto scriverò anche un post dove spiego tutto il percorso di Dan Brown come scrittore, potendo così aggiungere molti elementi che ho dovuto tacere in questa mia recensione di Origin!
Eccovi i link Amazon di tutti i libri della serie in ordine di pubblicazione:
Angeli e demoni
Il Codice da Vinci
Il simbolo perduto
Inferno
Origin