Cell, un libro che, ad ogni lettura, ti fa cambiare idea sul suo valore. Un libro che piace raramente anche ai fan più sfegatati di King e fa avvalorare le tesi di coloro che odiano l'autore e dicono che Stephen King scrive solo "robaccia horror". Un libro che alla prima lettura non mi è piaciuto molto, alla seconda lettura ho apprezzato di più e alla terza mi sono chiesta "perché mai non mi è piaciuto alla prima?". Cell è un libro che difficilmente potrete apprezzare, eppure ha delle belle potenzialità al suo interno che si possono capire più nella rilettura che nella prima lettura.
La trama di Cell è il motivo scatenante dell'astio che la maggior parte dei lettori prova per questo romanzo. L'horror è talmente evidente ed immediato che rende difficile ad ogni tipo di lettore apprezzarlo; i fan di King sono abituati ad essere trascinati piano piano nell'inesorabile orrore e, d'impatto, pensano che questo non sia il solito King perché qui non si viene lusingati e trascinati nella storia ma tutto succede subito, senza preludio; i non fan iniziano il libro e pensano "ecco qua, un altro libro splatter, in effetti me lo immaginavo che sto Stephen King facesse roba così" e la speranza di apprezzare il romanzo si assottiglia fin da subito, senza possibilità di miglioramento.
Quello che è successo a me alla prima lettura credo che sia stato molto vicino al primo esempio che ho dato; l'ho iniziato ed ho subito deciso che questo non era un buon King; io apprezzo molto la sua capacità di entrare dentro la tua testa, farti coinvolgere piano piano, creare una paura psicologica e, invece, sin dalle prime pagine si capisce che qui è tutto diverso.
Il motivo per cui, invece, ad ogni rilettura lo apprezzo di più è perché, sapendo già la trama iniziale, riesco ad andare al di là di questa, potendone notare tutti gli altri aspetti e vedere il perché di questa enorme differenza dal King che conosco. La rilettura mi ha anche aiutata a rivedere con interesse la trama; se inizialmente pensavo fosse un'idea piuttosto ridicola ora come ora penso che abbia avuto un'ottima idea impostando il tutto in questo modo, soprattutto perché quella stessa trama sarebbe stata possibile da ambientare solamente nel periodo da lui descritto; ambientandola anni dopo già sarebbe stato tutto diverso e per me l'autore ha fatto bene a scriverla quando questo avrebbe ancora potuto avere un senso.
È anche impossibile per me, e per chiunque altro li abbia letti, non paragonare questo libro a Io sono leggenda di Richard Matheson e L'ombra dello scorpione, sempre di King.
Non è un mistero che Richard Matheson sia uno degli autori su cui si basa Stephen King; lo stile è molto diverso tra i due autori ma, senza dubbio, Matheson l'ha influenzato grandemente. Non è neanche difficile notare che alcune delle trame di King riprendono idee presenti anche nei libri di Matheson; un esempio è "Tre millimetri al giorno" che può aver dato spunto per scrivere "L'occhio del male" e un esempio ancora più azzeccato è proprio quello di "Io sono leggenda" e "Cell". Non fraintendetemi; le trame sono diversissime, quasi del tutto separate ed indipendenti, ma ci sono alcuni elementi che si accomunano e che mi fanno pensare che, in piccola parte, ci sia stato un po' lo zampino di Matheson in questo libro, idea che si trasforma in certezza, se si considera la dedica del libro. Il punto è che, paragonando questi due libri Cell vince su tutta la linea. L'idea di Matheson era innovativa per i tempi in cui ha scritto il suo libro, bisogna dargliene atto, ma per quanto riguarda tutto il resto quel romanzo è carente sotto ogni punto di vista e, paragonato a Io sono leggenda, è molto più facile capire gli enormi pregi di Cell.
D'altra parte, il paragone con il colosso "L'ombra dello scorpione" fa decisamente ridimensionare il valore di Cell. Di pregi ne ha eccome, ma alla fine del romanzo non ti senti di aver letto un libro completo come il summenzionato.
Ciò che prevalentemente si tende a non considerare di positivo in Cell è che la trama subisce un grosso capovolgimento nello svolgimento; la parte horror viene decisamente accantonata per fare spazio, invece, ad elementi molto più importanti per il senso del romanzo quali i comportamenti tra i sopravvissuti e la mentalità di coloro che hanno subito il mutamento. Questo rende il libro molto migliore rispetto a quello che si può pensare inizialmente perché denota la capacità di King di spiegare e rendere introspettivo e rilevante ogni punto di vista, qualità che King possiede in quasi ogni suo romanzo e che lo rende, secondo i miei canoni, un autore molto valido.
I personaggi, infatti, sono ben resi. Nonostante in questo romanzo non venga data la stessa importanza all'introspezione che possiamo trovare, invece, in molti altri libri dell'autore, possiamo comunque rilevare la capacità di King nel riuscire a rendere esattamente i personaggi per quello che sono, senza aggiungere spiegazioni e sottolineature troppo evidenti che potrebbero risultare dannose per il piacere della lettura. Non il miglior King, insomma, ma ci si avvicina di molto.
Cosa dire poi dello stile? King scrive da parecchi anni e il suo stile è cambiato insieme a lui, ora scrive in maniera diversa (anche se sempre riconducibile) da come scriveva agli inizi e anche da come scriveva dieci anni fa, periodo in cui è stato pubblicato questo romanzo eppure l'ho sempre trovato bravissimo. Questo autore è capace di catturarti senza i "trucchi" che usano molti altri autori di bestseller magari anche più apprezzati dalla maggioranza. Questa è vera capacità, un talento innato che viene forgiato negli anni dalla pratica ma che è già presente sin dal primo romanzo. Ci sono volte in cui King fa scivoloni per cercare di creare qualcosa di diverso ma lo stile è sempre una garanzia.
La struttura del libro è ottima. Diverge sicuramente da ciò che ci si aspetta da King; solitamente ci si aspetta un inizio tranquillo a cui segue poi un crescendo che si sviluppa poi enormemente sul finale; in questo romanzo invece c'è un inizio prorompente seguito da una calma piuttosto inusuale per King. Il tutto è imperniato da credibilità, elemento fondamentale in questo tipo di romanzo che, altrimenti, risulterebbe ridicolo e non si farebbe apprezzare minimamente.
Ambientazione ed atmosfera mi sono, invece, un po' mancati. Nel romanzo sono presenti, soprattutto nella prima parte, però non sono ben definiti come ci si potrebbe aspettare da King. Ricordando "L'ombra dello scorpione" è impossibile non fare il paragone e chiedersi se King non si fosse preimposto di scrivere un libro "diverso" e, per questo, non abbia scritto il meglio possibile. Proprio perché l'atmosfera e l'ambientazione non sono particolarmente evidenziate penso che la lettura di questo romanzo possa essere apprezzata anche sotto l'ombrellone, nonostante il romanzo sia ambientato in inverno.
Ho riletto il libro in occasione dell'uscita del film Cell al cinema, ma poi non sono andata a guardarlo a causa di tempistiche e dalla recensioni fortemente negative che ho letto. Appena potrò visionarlo con l'uscita del DVD aggiungerò per voi anche un breve commento sul film specificando le differenza con il libro e consigliandovene o meno la visione.
Per quanto riguarda il libro, lo consiglio solo ad un numero limitato di lettori. Non è adatto né a chi cerca horror puro, né a chi cerca il tipico Stephen King, né a chi disprezza l'horror indifferentemente da come viene scritto. Lo consiglio, invece, a chi pensa di poter apprezzare una lettura semplice e scorrevole senza pregiudizi e gustandosi, così, tutti i lati positivi che il romanzo presenta.