La stanza della tessitrice

Di Cristina Caboni

Garzanti

300 pagine

7,5/10

Consigliato: Sì

Contemporaneo

Italiano

Rosa

Parigi

Nazismo

Romanzo

Narrativa

Stand-alone

TRAMA IN BREVE

Camilla vive a Bellagio e fa un lavoro molto particolare: fa rivivere i vecchi capi delle sue clienti. Coloro che amano un vestito per ciò che rappresenta, ma non hanno la possibilità di indossarlo perché non adatto a loro, si affidano a lei che, una volta conosciuti i loro desideri e il loro amore per quell'abito, dona una nuova vita sia a lui che a chi lo indossa.

DEDICA

A mio marito Roberto
e ai miei figli Davide, Aurora e Margherita,
che rendono tutto possibile

INCIPIT

«Adesso dormi, bambina. O la mamma del sole verrà a prenderti e ti porterà via.»
Caterina stringe gli occhi perché ha paura. Ma il sonno non arriva nonostante preghi con le manine giunte, come le ha insegnato a fare la sua balia.

RECENSIONE

Per questo la chiamavano «tessitrice di sogni»: perché inseriva nei vestiti dei sacchetti che racchiudevano i desideri di chi li indossava, insieme a fiori, semi e portafortuna.

La stanza della tessitrice di Cristina Caboni esce oggi, 18 ottobre 2018, ed è edito da Garzanti.

Si tratta della seconda opera che leggo dell'autrice, la prima è stata Il giardino dei fiori segreti. In questa nuova lettura, i grandi pregi che avevo notato in questa scrittrice, sono stati totalmente riconfermati. 

La prima cosa che credo si debba dire, poiché potrebbe non essere evidente dall'esterno, è che la struttura è finemente elaborata
Non solo vi è più di un punto di vista, ma ci sono anche capitoli relativi al passato, oltre che flashback di pochi anni prima rispetto al momento in cui si svolgono le vicende.
La storia è divisa su più piani e intricata, ma ogni elemento viene inserito al momento opportuno e con apparente semplicità, permettendo al lettore di seguire l'intera narrazione senza alcun problema di comprensione. Il libro è, perciò, facilmente fruibile e adatto a lettori di ogni genere, anche quelli che, avendo a disposizione poco tempo e/o concentrazione, prediligono trame maggiormente lineari.
Si tratta, dunque, di un libro semplice da seguire ma costantemente misterioso; ad ogni pagina si scopre qualcosa di nuovo che, inizialmente, si poteva solo immaginare grossolanamente.

Ma lei credeva che, come le stoffe erano fatte di fili, anche i fili della vita si univano e si intrecciavano creando dei disegni.

Altro aspetto che ho apprezzato particolarmente nella struttura di questo (e anche del precedente) libro, è che ad ogni capitolo sia dedicato un piccolo preambolo (di pochissime righe) legato all'oggetto fondante della storia. Se ne Il giardino dei fiori segreti, infatti, si parlava di fiori, coerentemente in La stanza della tessitrice si parla di tessuti. 
Ogni volta che terminerete un capitolo, perciò, vedrete all'inizio di quello dopo il nome e la descrizione di un tessuto, più o meno conosciuto, e il suo utilizzo. Questo rende il volume ancora più attento ai dettagli e aiuta anche a prendere una piccola pausa dalla narrazione, dando la possibilità al lettore di riflettere su quanto appena letto.

La trama del libro parla di Camilla, giovane donna che ha recentemente chiuso con la propria vita passata e che sta tentando di ricostruirsene una a Bellagio. Il passato, però, ritorna con forza nella sua nuova vita, permettendole di riconsiderare alcune scelte precedenti e facendole vivere avventure che superano ogni sua immaginazione. 

Aveva la forte impressione che le cose non andassero per il verso giusto. Come il rumore di qualcosa che si incrina. Eppure era tutto in ordine intorno a lei.

Sin dall'incipit comprendiamo che nella storia ci sarà anche un'altra protagonista, Caterina, che nel prologo è una bambina che vive da tempo, e apparentemente senza motivo, lontana dalla madre e dai fratelli.

Nello svolgimento oltre che ad un rinnovo di sentimenti mai realmente sopiti, si avvicenderanno avvenimenti legati ad un retaggio, sia vicino che remoto, che renderà ogni aspetto della vita della protagonista ancora più rilevante. 
Vi sarà, dunque, un duplice interesse da parte del lettore. Il primo, sentimentale ed emozionale, sarà quello di comprendere se e come i malintesi passati potranno rinascere in nuove relazioni, di amicizia e amore, ancora più forti. Il secondo sarà dettato dalla voglia di scoprire tutto ciò che è successo e il perché si sia arrivati alla situazione di inizio libro.

Grazie al forte messaggio positivo che l'autrice manda, pagina dopo pagina, è difficile non immaginare il finale, anche se è totalmente impossibile dedurre tutte le svolte che le vicende faranno prima di arrivare alla conclusione. È il percorso svolto a contare, piuttosto che la sua, giusta, conclusione.

Non c'era nessun ideale dietro il male, solo una profonda, inutile e insensata mancanza.
Il male era il vuoto assoluto.

I veri e propri protagonisti della vicenda hanno una connotazione estremamente positiva. Come tutti, commettono e hanno commesso anche degli sbagli, ma la malizia non fa assolutamente parte di loro. Questa scelta io la considero coerente con ciò che ho percepito riguardo al messaggio che l'autrice vuole mandare. Certamente è raro incontrare qualcuno dall'animo così puro, ma credo che essi siano così non per necessità di credibilità, bensì per trasmettere un insegnamento, anche morale, senza che esso debba pesare in alcun modo sul lettore.
Riprova del fatto che l'autrice sa bene che nelle persone alberghino spesso sia parti negative che positive, questo aspetto viene grandemente riscontrato in molti degli altri personaggi principali: anche loro sono amati e amabili da chi gli sta intorno, ma possiedono anche degli inevitabili (e realistici) difetti.

Ho letto solamente due libri di questa autrice, ma sono certa che se me ne facessero leggere uno, senza indicarmene l'autore, riuscirei a riconoscerla senza problemi. Questo è dovuto al suo stile personale, che rende ciò che scrive evidentemente suo. 
Apprezzo anche che alcuni temi, evidentemente a lei molto cari, ricorrano in ogni sua storia. È una scrittrice che parla di sentimenti ed emozioni che conosce, o che riesce a sentire, e questo si percepisce chiaramente. 

Questo aspetto aiuta grandemente la percezione dell'atmosfera
Lo stile è emozionale, ciò che provano i personaggi è sempre ben evidente e raccontato non solo con le parole, ma anche con i gesti.
Altro aspetto legato all'introspezione che, invece, viene solitamente collegato a qualcosa di meramente esteriore è il rapporto della protagonista, Camilla, con gli abiti. La ragazza, infatti, non ama il mestiere che ha scelto per le mode e l'estetica, bensì per l'obiettivo che ha dato a sé stessa: quello di rendere ogni abito adatto alla persona che lo richiede. Proprio per questo le sue clienti le portano vestiti appartenuti a persone a loro care: Camilla può farlo rivivere sotto una nuova forma più adatta alle esigenze e ai sogni delle clienti, creando un forte legame tra il loro passato e il loro futuro.

In realtà l'immaginario collettivo era costantemente suggestionato dal messaggio: indossami e diventerai come me.
Lei invece credeva in qualcosa di diverso. Era la persona a essere speciale. E in quanto tale doveva portare un abito con cui si sarebbe sentita a proprio agio, capace di infondere benessere. Il vestito non era altro che un mezzo che doveva rendere felici, rappresentare, decorare.

L'ambientazione temporale ripercorre le vite delle due protagoniste.
Nel presente troviamo Camilla. La parte dedicata a lei è quella principale e si svolge nell'epoca odierna, mai specificata nell'anno esatto. Percepiamo bene lo scorrere del tempo, anche se non nel dettaglio.
Nel passato troviamo Caterina, con capitoli meno frequenti ma decisamente più intriganti e misteriosi. Questo periodo racconta anche della vita in Francia all'epoca della Seconda Guerra Mondiale.

L'ambientazione spaziale varia molto, le città menzionate e almeno in parte raccontate, sono Oristano, Como, Parigi e Bellagio.
Non mancano le descrizioni estetiche dei luoghi, sia interni che esterni, ma sono l'emozioni a loro legate ad essere più rilevanti.

Senza dubbio le descrizioni più significative sono quelle legate ai tempi di guerra e alla conseguente penuria di cibo, oltre che di speranza.

Nonostante la situazione politica si fosse stabilizzata, la tensione era una cappa sottile che aveva cambiato le abitudini delle gente. Il cibo e i generi di prima necessità scarseggiavano. Tutto era razionato. Erano state scardinate tutte le regole che dino a quel momento avevano garantito un certo grado di ragionevolezza.

La stanza della tessitrice è un libro che ti prende passo dopo passo. All'inizio impari a conoscere i personaggi, ma ciò che non si conosce è talmente vasto da non avvincerti immediatamente. Il ritmo di lettura cresce, via via alimentato dalle nuove scoperte, diventando sempre più veloce e dinamico.

In conclusione, La stanza della tessitrice è un libro che può piacere sia ai lettori che apprezzano le storie legate ai sentimenti (sia d'amore, che filiali, che d'amicizia), ma anche chi ama le trame avvincenti ed intricate, difficili da indovinare nei loro sviluppi.
Cristina Caboni mi appare sempre convincente ed onesta; ciò che racconta sembra vero a lei in primis e, per questo, funziona.

È questo il motivo per cui lo consiglio a tutti, anche a chi, come me, si sente troppo cinico per leggere storie dall'accezione così fortemente positiva e dolce. Questa autrice è, per me, la riconferma di quanto asserisco e penso da tempo; se si sa scrivere ed utilizzare sapientemente ogni artificio letterario, anche il lettore più lontano potrà riuscire ad apprezzare l'oggettività dell'opera.

I libri servono anche a conoscere sé stessi, e Cristina Caboni mi fa ritrovare ogni volta una parte di me che, difficilmente, riesco a notare e a ricordare.

CITAZIONI

Lei era una delle «altre». Quelle che volevano provare emozioni. Che sceglievano con cura che cosa indossare, spesso ricavandolo da abiti appartenuti da qualcuno di molto amato. Volevano qualcosa che le identificasse. Che creasse un legame tra di loro.

Si sforzò di ricordare che Marianne Leclerc e la sua azienda non erano più un problema. O meglio, era lei a non essere più un loro problema. Eppure il dolore era lì, in fondo al cuore. Uno strappo, una ferita profonda. 

La vita si poteva vivere solo in un senso: lui che avrebbe dato la propria per ritornare indietro e cambiare il passato lo aveva imparato a sue spese, nel peggior modo possibile.

«Quello che è accaduto durante il nostro litigio è stato appunto questo: un mucchio di parole di fuoco che il primo colpo di vento ha spazzato via. Io ti voglio bene. E queste non sono parole di cenere.

Ma non le era servito a molto, perché il terrore che aveva provato era rimasto dentro di lei, come le lacrime che aveva cercato di asciugare. Erano impresse a fuoco, e non sarebbero mai scomparse, lo sapeva. Erano nate dalla rabbia e dal risentimento, poi negli anni si erano trasformate in amarezza, e infine in profondo struggimento.

La sofferenza scava dentro, cercando un alloggio nelle profondità dell'anima, luoghi remoti e lontani che ognuno possiede. Ma la distanza è solo un'illusione. Alla prima occasione il dolore ricompare più forte, più lacerante.

Il punto era che nella sua vita aveva così poche certezze da aver necessariamente dovuto fare una scelta per riuscire ad andare avanti.
Tagliare con una parte importante della propria esistenza era stato un inferno. Non c'era stato porto per i se e per i ma.

Era come se fossero soli, in mezzo alle centinaia di persone che affollavano il Post des Arts. Le parole di uno erano fatte della stessa sostanza dell'altra. Avevano gli stessi occhi, la medesima anima e lo stesso era anche il modo di guardare il mondo.

Non si era mai sentita così appagata e felice. Il ritorno a casa la spaventava un po'. Era come abbandonare un porto sicuro per avventurarsi in acque sconosciute. Sperò che tutto andasse bene. Lo desiderava con tutte le sue forze.

Non era una sciocca, sapeva che opporsi o criticare il regime equivaleva una condanna a morte, ma qual era il confine tra subire e collaborare? Era un pensiero che tormentava.

Il passato diventa molto importante quando si è vecchi. Tutto perde di significato, ma i ricordi e le emozioni dono le uniche cose che contano. Si cercano e si spolverano, un po' come accade con gli oggetti molto amati. A una certa età non restano che quelli, purtroppo.

Tutto passava, lei lo sapeva. C'erano cose brutte e c'erano cose belle. Tutto cambiava, se si aveva la pazienza di attendere. Il tempo era una cura potente e la vita rendeva ciò che toglieva.

L'amore era difficile da estirpare una volta sbocciato. Come l'amicizia. 

QUARTA DI COPERTINA

Bellagio è il luogo dove Camilla si è rifugiata per iniziare una nuova vita. Solo qui è libera di realizzare i suoi abiti capaci di infondere coraggio, creazioni che sono ben più di qualcosa da indossare e mostrare. Ma ora è costretta ad abbandonare tutto perché Marianne, la donna che l'ha cresciuta come una madre, ha bisogno del suo sostegno. È lei a mostrarle il contenuto di un antico baule, un abito che nasconde un segreto: vicino alle cuciture interne c'è un sacchetto che custodisce una frase di augurio per una vita felice. È l'unico indizio per ritrovare la sorella che Marianne non ha mai conosciuto. Camilla non ha mai visto nulla di simile, ma conosce la leggenda di Maribelle, una stilista che, all'epoca della seconda guerra mondiale, era famosa come «Tessitrice di sogni». Nei suoi capi erano nascosti i desideri e le speranze delle donne che li portavano. Maribelle è una figura che la affascina da sempre: si dice che sia morta nell'incendio del suo atelier parigino, circondata dalle sue creazioni. Camilla non sa quale sia il legame tra Maribelle e la sorella che Marianne vuole ritrovare. Ma sa che è disposta a fare di tutto per scoprirlo. Sente che la sua intuizione è giusta: Parigi è il luogo da dove iniziare le ricerche; stoffe, tessuti e bozzetti la strada da seguire. Una strada tortuosa, come complesso è ogni filo di una trama che viene da lontano. Perché i misteri da svelare sono a ogni angolo. Perché Maribelle ha lottato per affermare le proprie idee. Perché seguirne le orme significa per Camilla scavare dentro sé stessa, dove batte un cuore che anche l'ago più acuminato non può scalfire.

PRO / INDIFFERENTE / CONTRO
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