La verità di Elvira. Puccini e l'amore egoista di Isabella Brega è un romanzo che ci aiuta a conoscere la vita del grande compositore, analizzandone il lato umano e, soprattutto, il rapporto particolare instaurato da Puccini con le donne della sua vita.
Quando l'ho descritto nei miei post durante la lettura l'ho definito una biografia epistolare. Infatti la sua struttura è quella dell'epistola: ogni capitolo corrisponde ad una lettera, fittizia ma basata su eventi realmente accaduti, da parte di Puccini o da parte di una delle donne che orbitava attorno a lui: la moglie Elvira, la sorella Ramelde o le sue amanti. Questa struttura rende un argomento sicuramente già affrontato in precedenza, più fresco e appetibile, soprattutto per coloro che amano scoprire nuove informazioni interessanti senza doversi, però, scontrare con la serietà di un saggio o di una biografia ufficiale. Nell'introduzione della stessa autrice troviamo la spiegazione del taglio preso per questo libro.
In ogni caso Giacomo Puccini non può e non deve essere scisso dall'artista e ha il diritto di essere protetto, anche da quello che non è stato o non ha saputo essere. È tempo di dare tregua all'uomo. E celebrare l'artista.
All'interno del volume sono presenti anche due interviste molto interessanti; la prima a Raina Kabaivanska, cantante lirica che nel corso della sua carriera ha interpretato moltissime donne delle opere Pucciniane e Simonetta Puccini, ultima delle donne della famiglia, venuta a mancare poco tempo dopo la realizzazione di questo libro. Le due interviste ampliano di molto le nozioni che possiamo desumere dal romanzo; grazie ad esse troviamo un Puccini visto non solo come personaggio ma anche come artista (piuttosto sadico a livello tecnico per quanto riguarda i ruoli femminili) e persona reale, quasi tangibile.
All'interno del libro, inoltre, troviamo anche la biografia con i maggiori eventi accaduti nella vita di Giacomo Puccini e dei suoi discendenti, oltre che a una corposa bibliografia che ci fa capire quanto l'autrice fosse edotta sull'argomento e la cura dedicata a quest'opera, dandoci spunti per eventuali nuove letture al riguardo.
La trama del libro, perciò, non è piena: le lettere raccontano solo gli eventi salienti della vita del grande artista (specialmente quelli legati, appunto, al suo amore egoista verso il sesso opposto). Non troveremo, perciò, una storia completa bensì degli spezzoni, sufficienti a farci comprendere il lato umano e, probabilmente meno conosciuto, del compositore.
L'autrice, tramite le lettere, dona nuova vita a queste persone, realmente esistite, che nel libro diventano personaggi vivi, pieni di quei sentimenti contrastanti che ci rendono umani e, a volte, anche difficili da capire per chi ci giudica dall'esterno. Io apprezzo molto lo stile epistolare in generale e trovo che Brega abbia fatto un ottimo lavoro con questo: riesce a raccontare a sufficienza, facendoci capire il contesto, senza però spiegare troppo e farci, così, percepire che si tratta di finzione letteraria.
Questi personaggi, queste persone, vengono mostrate per quello che sono: pregi e difetti sono combinati nelle loro parole alla perfezione.
La loro introspezione è, per me, particolarmente riuscita perché loro stessi sembrano non rendersi conto della stonatura che producono contraddicendosi o ammettendo cose che non li mettono affatto in buona luce: proprio come se le lettere fossero state scritte da persone reali che, prese dalla foga, rischiano di dire anche quello che poi, in un secondo momento, non ammetterebbero mai o edulcorerebbero in qualche modo.
Ho il grande torto di essere troppo sensibile e soffro perché nessuno mi capisce. In fondo dicono che il sentimento è un segno di debolezza. a me piace tanto essere debole. Ai cosiddetti forti lascio i successi che sfumano. A noi, quelli che rimangono.
Per lo stesso motivo l'atmosfera è facilmente percepibile. Tutti loro, dal più sanguigno al più freddo, esprimono ciò che realmente provano e, questo, trasmette empatia al lettore che, difficilmente, potrà non mettersi nei panni dell'uno o dell'altro, indifferentemente dalle proprie ed imprescindibili opinioni ed inclinazioni personali.
Il libro ha diverse ambientazioni ma possiamo rilevare come luogo fondamentale Torre del Lago e la Toscana in generale. Molte cose vengono dette dai personaggi, soprattutto dallo stesso Puccini, al riguardo. Scopriamo grazie alle parole create da Isabella Brega la grande importanza che il lago aveva per Puccini, oltre che alle sue abitudini grandemente radicate grazie alla geografia e alle tradizioni del territorio in cui è cresciuto.
Come per la trama, questi luoghi sono citati e descritti ma non raccontati con la volontà di dare una chiara mappa degli spostamenti della famiglia Puccini; sono frammenti che, però, ci permettono di desumere i fondamentali cambiamenti di abitazione dell'operista e, soprattutto i suoi, conseguenti cambi di umore al riguardo.
Il mare non mi piace. Esagera, è troppo. Troppo aggressivo. Troppa forza, troppa vitalità, troppo splendore. Il sole che stana l'ombra e si impadronisce di ogni spazio, la luce netta e sfacciata che divora case e vicoli riarsi, consuma pietre e fiati, inghiotte gli uomini e fiacca gli animi. Coltellate di luce, lampi di vita, corpi arroganti, carni sazie e grevi, ombre pesanti e annidate nelle pieghe della terra e della mente. Il mare non mi piace, allaga il giorno, morde la riva e la vita.
L'incipit può non convincere immediatamente a causa della novità: non solo è difficile calarsi immediatamente nei panni di Puccini (è con una sua lettera infatti che si apre il romanzo) ma è anche difficile per chi non conosce già la sua storia, riuscire ad inquadrare ciò che egli racconta. Questo effetto però è momentaneo e si risolve dopo poche righe.
Il finale è ciò che ho apprezzato maggiormente: il libro si chiama La verità di Elvira ed è all'ultimo che comprendiamo pienamente come questo titolo si adatti alla lettura appena conclusa. Le parole finali della donna mi rimarranno impresse a lungo nella mente.
Lo stile di Isabella Brega mi ha convinta per più di un motivo. Nonostante la scrittura sia quella che tipicamente si associa ad uno stile femminile; parole e suoni già dolci e rotondi che, con impeto, diventano ardenti e forti, ma in un certo modo sempre delicati, nei momenti di ira, le ho trovate adatte a tutti i personaggi descritti, Giacomo compreso. Inoltre, aspetto rilevante se non addirittura fondamentale; la voce di ogni personaggio è distinguibile dalle altre. Ognuno parla in modo diverso e, soprattutto, ha un impeto differente rispetto a quello degli altri. Questo rende il tutto più credibile: nella vita reale, infatti, ognuno di noi si esprime in modo diverso, soprattutto in qualcosa di personale come una lettera!
Ora hai sistemato tutto e io, distrutta dalla tensione e dall'attesa, mi piego a te e al tuo volere. Mi piego... eppure... eppure. Tu non vuoi veramente lasciarmi, lo, io non posso permettermelo e permettertelo. Vorrei spaccare tutto, incendiare il lago, far esplodere le stelle e invece guardo e taccio, riprendo la mia vita stropicciata e cerco di andare avanti.
Infine, il ritmo. Per quanto la trama non sia certamente quella di un thriller e sia molto focalizzata sui sentimenti, ho trovato il ritmo di lettura piuttosto veloce. Lo stile di isabella Brega scorre velocemente anche quando parla di temi difficili e, quindi, più pesanti da leggere. La struttura epistolare permette al lettore di leggere anche solo una o due lettere e riuscire comunque a comprendere ciò che accade. È un libro che può essere gustato sia preso a piccole dosi che tutto insieme.
In conclusione, ho trovato La verità di Elvira. Puccini e l'amore egoista un romanzo interessante ed utile. Non conoscevo la vita di Giacomo Puccini e, ancor meno, il suo rapporto con le donne. Ritengo che la struttura prescelta da Isabella Brega abbia dato forza a ciò che ci racconta, rendendo tutto più umano e meno didattico: assolutamente adatto ad un tema così personale.
Lo consiglio a tutti perché trovo che sia fruibile da chiunque. Ovviamente si tratta di un tema a cui bisogna essere interessati per poterselo godere pienamente, se siete in particolar modo affascinati dall'idea di scoprire qualcosa di più sul compositore ma rifuggite testi che temete troppo aridi, questo è assolutamente il libro che fa per voi. Non è adatto a coloro che mirano, invece, a conoscere maggiormente le opere Pucciniane perché in questo volume vengono citate ma non descritte con dovizia di particolari.