TRAMA IN BREVE

Dopo qualche mese dalla fine de Il diner nel deserto, ritroviamo Ben Jones e un deserto dello Utah freddo e bianco: è arrivato l'inverno.
La storia di Lullaby Road continua e si collega alla precedente pur vivendo di vita propria, dando la possibilità anche ai nuovi lettori, di essere letta, capita ed amata.

DEDICA

Dedicato alle mie fonti d'ispirazione, tutte guerriere ed eroine:
mia nonna Louisa Michaela Cabezut;
mia madre Helen Zuur; mia zia Eileen Bernard;
mia sorella Louise Andreson; mia cugina Cheryl Zuur

INCIPIT

Solo un silenzio fugace segnava il passaggio dall'estate all'inverno. Dopo aver vissuto nel cuore del deserto dello Utah gran parte dei miei quasi quarant'anni, di cui venti alla guida di un camion, ero giunto alla conclusione che di fatto esistevano solo due stagioni: una calda e ventosa, l'altra fredda e ventosa. Tutto il resto era solo una variazione sul tema.

RECENSIONE

Forse le cose sarebbero andate diversamente. O forse no. Cosa posso saperne io. Sono solo un camionista.

Lullaby Road di James Anderson è il secondo volume della Serie del Deserto, nonché l'ultimo romanzo edito da NN.

In questo libro ritroviamo il protagonista de Il diner nel deserto, Ben Jones, qualche mese dopo gli eventi narrati nel primo volume.
Gli eventi sono ancora freschi nella sua mente ed essendo passato poco tempo si può dire che sia cambiato ben poco rispetto a ciò che si poteva dedurre dalla fine dell'opera precedente.
È possibile comprendere questo secondo libro senza leggere il predecessore perché la storia è totalmente autoconclusiva, inoltre gli eventi maggiormente importanti avvenuti ne Il diner nel deserto vengono ricordati e riassunti in più occasioni all'interno di Lullaby Road. Sono, dunque, fruibili anche separatamente, ma io ve lo sconsiglio perché credo che possano dare di più se letti in ordine cronologico.

La struttura narrativa che troverete nelle due storie è molto simile: James Anderson ama introdurre tutti gli elementi necessari a poco a poco. Inizialmente saranno l'ambientazione e la personalità del protagonista ad essere spiegate, poi verranno introdotti i personaggi principali della trama e solo nelle ultimissime pagine tutto l'intreccio narrativo, costruito lentamente e senza che ce ne accorgessimo totalmente, andrà a culminare in una frenetica e d'impatto scena finale. È questo il motivo per cui non voglio definirlo un thriller: il ritmo di lettura è costante per tutto il romanzo, solamente alla fine avvertiamo un cambio di tono, necessario e voluto, che ci porterà a terminarlo senza nemmeno accorgercene.

La trama, invece, è molto differente. Per quanto in entrambi i volumi il lettore incapperà in tantissimi misteri da risolvere, apparentemente slegati tra loro, il contenuto degli stessi varierà enormemente. In questa storia i bambini, lo si capisce dalle prime pagine, soppianteranno la tematica della storia d'amore e mostreranno un lato differente del nostro protagonista.

La storia di questo libro, però, non può essere limitata ad un mero racconto di alcuni fatti: la star di questa serie, infatti, è evidentemente l'ambientazione. Il deserto dello Utah e la 117 che lo attraversa, sono infatti i veri protagonisti della vicenda. La trama, perciò, deve essere letta come parte dell'esistenza di quel luogo, un modo per raccontarlo e mostrarci come vivono i suoi abitanti e cosa succede nelle loro vite, al di fuori della modernità, della tecnologia e di molte di quelle cose a cui noi non potremmo mai rinunciare.
In Lullaby Road troviamo un deserto molto diverso: si sta avvicinando l'inverno e il caldo inverosimile sta lasciando spazio al suo contraltare altrettanto difficile da sopportare, il freddo. Cambiano, dunque, sia l'estetica del luogo, che viene descritta in diversi passaggi e in maniera vivida, sia i comportamenti di coloro che ci vivono e le relative conseguenze delle loro azioni sconsiderate.

Quando imboccavo la 117 e vedevo la striscia d'asfalto davanti a me, mi sentivo un po' meglio. Il deserto era un'incognita familiare e io ero adeguatamente rispettoso, molto determinato e dannatamente felice di rivedere la stessa cosa che vedevo da vent'anni, e di vederla nuova ogni giorno, sempre uguale ma sempre diversa.

I personaggi che incontreremo saranno in parte conosciuti o già menzionati e in parte delle complete novità. Le loro personalità vengono descritte dal punto di vista di Ben e, perciò, rimangono per noi interessanti ma non del tutto approfondite. Questo ci fa dubitare di ognuno di loro e, fino all'ultimo, ci chiederemo chi ha mentito e chi no.
Sono ben tratteggiate e non cadono mai nello stereotipo: ognuno di loro è sia buono che cattivo, così come ogni essere umano.

La mia conclusione era che le persone erano pur sempre umane, sia le buone sia le cattive: di solito un po' di tutt'e due le cose, e a volte allo stesso tempo.

Ben Jones, il protagonista, è un camionista che si occupa della consegna delle merci. È l'unico ad occuparsi della zona e lo fa da vent'anni, ama il suo lavoro e non sa se potrebbe mai fare altro nella vita. Gli accadimenti del volume precedente l'hanno segnato, e a parole questo si noterà perché le sue riflessioni saranno spesso legate a ciò che gli è successo. Il suo carattere e il suo modo di fare sembrano, però, non essere stati intaccati, abbiamo l'impressione di rincontrare lo stesso uomo.

Per vent'anni avevo vissuto e guidato nel deserto e credevo di aver visto tutto – ma non questo – e ogni volta mi chiedevo come facessi a estraniarmi, allontanarmi e continuare con la mia vita dopo gli incidenti raccapriccianti, la folle idiozia e l'assurdità che causavano morte e sofferenza, non solo nel deserto, ma ovunque.

Il romanzo è scritto in prima persona e al passato, questo implica che sia direttamente Ben a parlarci e a fare sia da narratore che da protagonista. La sua narrazione è credibile, semplice, ricca di significato intrinseco. Lui stesso decide di non pensare o approfondire alcuni aspetti; si concentra su ciò che c'è da fare e la sua scrittura, sebbene lasci intravedere tutto ciò che c'è dietro, rispecchia questa praticità. Lo stile, dunque, trova il giusto connubio tra la veridicità necessaria per un racconto in prima persona e la significatività e profondità del contenuto.

In conclusione, Lullaby Road è un ottimo seguito di Il diner nel deserto. La scrittura di Anderson rimane ben riconoscibile e il contenuto, anche se racconta una nuova storia, rimane profondamente coerente con quelli che potremmo considerare i punti focali della sua narrazione: importanza dell'ambientazione, durezza della vita e di conseguenza del carattere dei suoi personaggi e, nonostante questo, esistenza della bellezza, dei bei sentimenti e rapporti sinceri e disinteressati.
Mi sarebbe piaciuto trovare un Ben Jones maggiormente cambiato da ciò che è successo e, lo confesso, lo spererò anche nel prossimo volume. 

Lo consiglio perché è un ottimo libro, ben curato sia graficamente che nel contenuto. Da leggere in particolare per l'incredibile forza della sua ambientazione, che vi insegnerà tanto e vi rimarrà nel cuore per sempre.
Sebbene sia ambientato in inverno lo trovo adatto ad ogni stagione.

CITAZIONI

Mi piace pensare di saperne qualcosa, del silenzio. Il vero silenzio è più che assenza di suoni: è qualcosa che si percepisce.

Forse esistono molte ragioni per sorridere. Quasi tutti lo fanno ogni giorno. Nel mio lavoro non vedo troppi sorrisi e probabilmente neanch'io ne regalo tanti, nemmeno a me stesso. È giusto così. Nessuno vuole alzare lo sguardo e vedere un camionista che sorride. Ho l'impressione che un simile spettacolo rischi di avere un effetto destabilizzante sul comune automobilista.

Magari era uno scherzo. Sapevo stare agli scherzi. Sempre. Ma non adesso.

Quando dici a un poliziotto "Non lo so", lui sente solo "Non te lo voglio dire", cosa che nella mia esperienza genera sempre conversazioni lunghe e frustranti.

Di solito non sono mai il più intelligente della situazione, a meno che non ci sia solo io, cosa che per mia fortuna mi capita spesso.

Stavo per ripartire con le obiezioni ma ci ripensai, almeno per il momento, come fa o dovrebbe fare qualsiasi uomo prima di discutere con una donna, soprattutto se è importante.

Poche cose mi mandavano in bestia come sentire la frase "Non hai scelta". Me la sentivo ripetere da tutta la vita. Di solito era l'ultimo tentativo per convincermi che mangiare merda fosse meglio che non mangiare affatto.

Probabilmente avrei visto un po' tutto quello che la strada e il cielo avevano da offrire: neve, ghiaccio, pioggia, pioggia gelata inframmezzata da sole e nubi, basse o alte, scure o chiare, a volte tutto insieme nello stesso momento. Che diamine, forse a un certo punto sarebbe arrivato anche il ben tempo, ma solo per un paio di minuti.

Sarei andato là fuori e avrei fatto ciò per cui mi svegliavo cinque giorni a settimana da vent'anni: guidare nel deserto.

Ovviamente ci avevo pensato. Ma come tanti, di fronte a una decisione ardua dedicavo quasi tutte le mie energie a cercare una buona scusa per non fare quello che avrei dovuto. Mi rigirai in testa i mille scenari del senno di poi.

L'esperienza ti aiuta a prendere la decisione giusta, ma anche quando prendi quella sbagliata può servire a salvare la tua stupida pellaccia.

E la 117 attraversava da parte a parte il suo cuore esangue. Percorrerla era il mio lavoro. In alcuni rari momenti di indulgenza mi dicevo che quello che facevo poteva essere importante. Lo facevo da così tanto tempo, non sapevo fare altro. E forse non volevo.

Dire grazie non dura mai molto. Sono le scuse che fanno perdere tempo.

QUARTA DI COPERTINA

Anche nel deserto dello Utah è arrivato l'inverno. Ben Jones, alla guida del suo camion, guarda la statale 117 ricoprirsi di ghiaccio mentre cerca di rimettere in ordine la sua vita: l'amata Claire non c'è più e Walt pare sempre più chiuso in se stesso e nel suo diner solitario. Ma la solitudine dura poco: una mattina all'alba, alla stazione di servizio dello scontroso Cecil, Ben trova un bambino e un cane. Su un biglietto indirizzato a lui, il gommista Pedro gli chiede di badare a suo figlio Juan; e come se non bastasse, subito dopo anche Ginny, da poco diventata mamma, gli affida la piccolissima Annabelle. Con questi insoliti compagni Ben si mette in viaggio, ignaro del mistero che si nasconde nei grandi occhi neri di Juan. Con una scrittura ironica e suggestiva, nel secondo capitolo della Serie del Deserto James Anderson racconta una storia di frontiera dalle atmosfere noir, in cui Ben Jones è costretto a difendere chi ama in un mondo in balia della violenza, dove l'unica arma davvero efficace è la gentilezza.

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