Dovessi campare cent'anni sarò sempre ancora su quelle scale.
L'uomo che cade di Don DeLillo è il terzultimo romanzo pubblicato dell'autore e ha come tema centrale l'attentato dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle.
L'idea da cui parte questo libro è, dunque, tratta da una storia vera che tutti noi conosciamo e, probabilmente, abbiamo già incontrato in film o altri libri. Rimane per me un argomento perennemente affascinante, soprattutto per il taglio speciale stabilito da DeLillo per raccontarci questa storia.
La trama, infatti, parla di un sopravvissuto fittizio Keith Neudecker e ce lo mostra, non nel momento culminante dell'attentato, bensì in un momento successivo, in cui l'uomo si trova già fuori dal complesso e si può considerare fuori pericolo, sebbene con le conseguenze fisiche e mentali del caso e sebbene stia assistendo al crollo della seconda torre. La storia verterà, perciò, sulla vita di quest'uomo e della sua famiglia, totalmente differente da quella che avrebbero vissuto se tutto ciò non fosse accaduto.
La struttura dell'opera, come spesso succede in questo autore postmoderno sempre attento a rendere ciò che scrive unico e personale, è fondamentale. Il volume è diviso in tre parti, ognuna delle quali presenta come titolo un nome proprio diverso, in tutti e tre i casi non potrete comprendere il vero protagonista di quella sezione se non quando l'avrete quasi completata.
I capitoli sono numerati nel classico metodo ascendente (capitolo 1, capitolo 2..) ma alla fine di ognuna delle tre parti troverete una tipologia differente di capitolo, nominata a seconda del luogo in cui si svolgono le azioni e, soprattutto i pensieri, descritti all'interno.
La storia è raccontata in maniera lineare ma presenta sia salti temporali considerevoli (dalla parte due alla tre passano circa 3 anni) e alcuni flashback. Inoltre vi sarà un punto di vista che non sarà temporalmente delineato (anche se penso che sarà facile per tutti voi indovinare di cosa si tratta).
Lo stile di DeLillo qui è ben più semplice rispetto ad altre opere, anche se chi inizierà da questo stenterà a credermi, dato che non si tratta di certo di una lettura semplice. Come dico sempre e voglio ribadire, DeLillo non è un autore che cerca di piacere; è a suo modo ermetico e può capitare di non riuscire ad arrivare al significato più profondo delle sue parole.
Ciò che c'è di oggettivo è che l'autore ha grande cura delle parole che utilizza, è un maestro del detto/non detto e le motivazioni intrinseche di alcuni gesti sarete voi a doverle dedurre utilizzando il vostro senso critico. Spesso sarà difficile comprendere il protagonista di ogni frammento di testo perché lo scrittore utilizza il pronome lui/lei, anziché indicare ad ogni passaggio di testimone il nome del personaggio.
Il fatto che i comportamenti adottati dai protagonisti saranno ermetici e da comprendere autonomamente, non significa che in L'uomo che cade non vi sia introspezione, anzi. La maggior parte del libro è basata proprio sulla resa psicologica dei personaggi e anche le loro azioni vengono raccontate più per farceli comprendere che per darci un'informazione meramente pratica.
All'autore non interessa particolarmente raccontarceli come persone ma, piuttosto, come incarnazione dell'atmosfera del tempo che devono rappresentare.
Ciò che mi ha colpita maggiormente di questa storia è la capacità dell'autore di inserire in un'ambientazione precisa, limitata e conosciuta da tutti, un elemento fondamentale di fatto inesistente, ma così ben realizzato da indurre il lettore, al termine della lettura, a cercare su internet maggiori notizie sui suoi riguardi.
Questo è già successo in Underworld (1997) con il Texas Highway Killer, dove questa creazione è passata per me quasi in sordina davanti all'immensità del capolavoro DeLilliano, ma è invece l'aspetto fondamentale del volume che sto recensendo oggi.
Tutti sappiamo come uno degli aspetti sempre ripetuti dell'attentato alle Torri Gemelle, sia lo sgomento provato dai sopravvissuti e dai testimoni oculari degli accadimenti, davanti alla visione di molte persone che, per sfuggire alla tremenda morte che si prospettava loro, decidevano di buttarsi dalla finestra del proprio ufficio, cadendo per molti metri prima di raggiungere il suolo.
Da questo aspetto, nasce L'uomo che cade, titolo del libro, ma anche nome nel performer di cui si parlerà in quest'opera.
DeLillo ci racconta, infatti, come un uomo, precedentemente del tutto sconosciuto, abbia cominciato dopo l'11 settembre a farsi cadere (coperto solo da un'imbracatura scomoda, forse dolorosa e non così sicura) in luoghi pubblici e ad altezze anche considerevoli, rimanendo immobile in una delle pose adottata da uno dei tanti suicidi di quel giorno, riportato nelle tante foto della tragedia. L'autore ci racconta talmente bene questo aspetto da indurci totalmente a credere della sua effettiva esistenza.
Aveva sentito parlare di lui, un artista performativo sto come L'uomo che cade. Era apparso diverse volte, la settimana prima, senza preavviso, in vari punti della città, appeso a questa o a quella struttura, sempre a testa in giù, con indosso giacca e pantaloni, una cravatta e scarpe eleganti.
L'invenzione di questa figura, in realtà mai esistita, non serve all'autore semplicemente per ideare qualcosa di diverso, ma è fondamentale per riuscire a trasmetterci l'atmosfera di quel tempo. Ciò che ci deve importare, infatti, è che un uomo del genere sarebbe potuto esistere e, se ciò fosse accaduto, avrebbe avuto grande rilevanza per le persone che, in un modo o nell'altro, erano state coinvolte e sconvolte dall'attentato.
Una piccola curiosità che potrebbe interessare i fan del postmoderno: questo aspetto è presente (in una forma diversa) anche in Leviatano di Paul Auster, libro che, non a caso, è stata dedicato proprio a Don DeLillo.
L'uomo che cade, insomma, non desidera affatto essere una storia acchiappalettore o intrigante per ciò che viene raccontato, è per questo che lo svolgimento introspettivo potrà deludere totalmente chi sceglierà questo romanzo, desideroso di leggere qualcosa di movimentato o macabramente dettagliato.
L'ambientazione è bene resa ma non così importante come in altre opere DeLilliane. Certo, New York è il grande centro nevralgico della storia, ma temporalmente parlando i riferimenti fanno comprendere esattamente quale sia il punto focale della storia; infatti l'autore non specifica mai la data ma ce la fa comprendere dicendoci a quanto dista dal giorno degli aeroplani.
Nient'altro, un momento sospeso nel venerdì di quella settimana lunga una vita, tre giorni dopo gli aeroplani.
Premettendo che la lettura di un libro di questo scrittore può essere una delle più lente in assoluto per chi non amerà il suo stile (le recensioni con la dicitura "pesante" si sprecano su Amazon), io trovo che, per chi lo comprenderà, questo romanzo volerà via fin troppo velocemente, perché ogni capitolo chiama quello successivo con forza, specialmente quando si arriva al termine di una delle tre parti. Considero, perciò, il ritmo di lettura veloce, io l'avrei finito in un'unica giornata, se ne avessi avuta la possibilità.
In conclusione, L'uomo che cade non è una storia strappalacrime che parla dell'11 settembre né un saggio dettagliato e reale su una storia vera ma, piuttosto, un romanzo che tenta di raccontare l'atmosfera generale del dopo attentato. È sicuramente qualcosa di meno immediato e più nascosto, eppure credo che più che sapere quello che è successo, sia fondamentale comprendere come quello che è accaduto abbia cambiato il mondo.
Trovo che sia uno dei libri meno difficili di DeLillo e anche se, nonostante questo, sono certa che non potrà piacere a tutti, vi esorto a tentare di leggerlo, perché se riuscirete a comprendere questo autore, vi si aprirà un mondo letterario ancora più vasto. Inoltre ve lo consiglio perché sarà un ottimo banco di prova (di soli 12€!) per comprendere se acquistare o meno altro dell'autore e dargli maggiore fiducia.