"Doug, non prendertela a male, ma credo che ci sia un problema generazionale. Gli anni che ti separano da loro corrispondono a una generazione. Tu e i tuoi amici, tra cui mio padre, siete stati cresciuti in un certo modo. Siete abituati all'antagonismo in politica. Ma il mondo cambia."
Il suo primo istinto quando andava a casa di qualcuno era sempre quello di guardare cosa leggeva: era un riflesso della sua formazione accademica, profondamente radicato e irresistibile.
"In un certo senso siamo una nazione di innocui strampalati."
"La vita è un'avventura. Non si sa mai che cosa si troverà. A volte ti capita qualcosa di bello, altre volte qualcosa di brutto, e molto spesso qualcosa di veramente strano. È questa l'Inghilterra. Dobbiamo farcene una ragione."
Il mondo sprofondò nel silenzio. La terra smise di girare. E quest'allucinazione, se di allucinazione si trattava, parve avere una durata interminabile.
"Può anche essere stato chiaro, ma la chiarezza non corrisponde per forza alla verità."
"Forse questa è una distinzione importante per te, Douglas, ma tu sei uno scrittore. Dai più valore alle parole di quanto faccia la gente normale.
"E se avessi preso un'altra strada? È questo che mi affascina dei viaggi in auto. Arrivi a un incrocio e ti trovi davanti a una scelta. E ogni scelta che fai può cambiarti la vita. A volte radicalmente."
Forse era stata l'atmosfera della libreria, così serena, fuori dal mondo, o il fatto che non ci fossero altri clienti. O forse la ragione era un'altra: c'erano poche cose altrettanto intime per lei che curiosare insieme a qualcuno tra i libri.
E tutto era inondato di luce. Sì, pensò, era questo che mancava in Inghilterra, l'elemento che rendeva tutto così vivido, sensuale, pieno di energia, così inesorabilmente vivo. Che esistenza triste, sacrificata, si viveva nel paese che era costretta a chiamare patria.
Sì, perché non ammetterlo apertamente, in quel momento si sentiva orgoglioso, orgoglioso di essere inglese, di far parte di una nazione che non solo aveva raggiunto quegli straordinari risultati, ma che poteva celebrarli con sicurezza e ironia, ma senza presunzione.
Sotto di loro giaceva Londra, languida e supina nel tepore di quella sera d'estate. Il Tamigi si snodava come un grande nastro sporco, fino a ridursi a una striscia di luce che baluginava all'orizzonte, offuscata dallo smog.
"Dave se ne rende conto. Non è un mostro, anche se a te piace pensarlo. Ma siamo molto bravi a leggere gli umori del paese, ed è ovvio che quando le cose sono così difficili e il futuro così incerto, la gente sarebbe folle a scegliere il cambiamento. Continuità, stabilità... ecco quello che ci vuole per uscire da questo pantano."
"La tirannia non si identifica necessariamente con un individuo, ma con un'idea."
"Così voi vivreste sotto la tirannia di un'idea?"
"Proprio così."
"E di che idea si tratta?"
"Quella del politicamente corretto, ovvio."
"Molte cose sono accadute nel mondo tra gli anni trenta e i settanta. Molti cambiamenti. Forse non altrettanti dopo di allora."
Guardando il suo studio, con gli scaffali dei libri perfettamente sistemati non per autore o argomento bensì per dimensione e colore del dorso, Sophie capiva perché le emozioni potessero terrorizzarlo.