Tokyo Express di Matsumoto Seichō è il primo libro che leggo dell'autore definito il Simenon giapponese.
Si tratta, ovviamente, di un romanzo giallo che, nel titolo, dona già importanti indizi per comprendere gli elementi fondamentali della lettura: l'ambientazione nipponica e la grande importanza dei viaggi in treno.
Ho deciso di recensire questo libro datato 1958 come un classico perché, secondo me, nonostante la data borderline in cui è stato scritto e pubblicato, presenta al suo interno tanti degli aspetti che io ricollego al giallo più tradizionale e non contiene, invece, elementi contemporanei.
Lo stile dell'autore è asciutto: frasi corte e con pochi segni di interpunzione. I concetti sono spiegati nella loro semplicità, lasciando lo spazio per le riflessioni al lettore. Se si cercano frasi altisonanti e particolarmente incisive questo romanzo non è la scelta giusta. Seichō in Tokyo Express ci parla con semplicità, pur sottintendendo molto di più di quanto dichiara.
Una scrittura, comunque, molto personale, che contiene al suo interno molti vezzi artistici che fanno riconoscere facilmente l'autore, come ad esempio l'utilizzo della parola forse per spiegare ogni movimento, allo scopo di rendere misterioso tutto ciò che viene raccontato senza, però, esporsi minimamente.
Yasuda strinse gli occhi, forse per via del fumo.
L'incipit del libro è semplice: ci dà l'impressione di riportare i fatti con freddezza, di introdurre i concetti essenziali per comprendere le variabili dell'indagine. Ci fa comprendere, da subito, l'atmosfera che aleggerà sull'intero romanzo; un connubio tra forti emozioni, più raccontate che sentite, e un clima di attesa, come se il lettore e l'autore fossero stati rinchiusi in una bolla e i sentimenti, non potendo uscire da essa, rimbalzassero tutt'intorno creando qualcosa di surreale che, al contempo, ci circonda completamente.
Insomma, una volta entrati dentro al libro, non se ne esce più fino alla risoluzione del caso.
Proprio per questo motivo il ritmo di lettura è veloce: non si tratta di un thriller dai mille colpi di scena o di un narratore rapido e particolarmente dinamico, eppure fino a quando non si termina la lettura, non ci si rende conto di girare pagina dopo pagina. Se lo si apprezzerà e se ne avrà il tempo, difficilmente il romanzo verrà chiuso prima dell'ultima pagina.
La trama è classica: due cadaveri vengono rinvenuti e un ispettore è chiamato ad indagare al riguardo. A prima vista sembra di trovarsi davanti ad un doppio suicidio ma alcuni aspetti non convincono totalmente alcuni degli investigatori coinvolti. L'idea è stuzzicante proprio per la sua attinenza con la tradizione.
Ma è in un luogo sperduto che, di lì a poco, il cadavere di Otoki sarebbe stato ritrovato accanto a quello dell'uomo che avevano visto con lei.
Lo svolgimento è ciò che ho trovato meno convincente. La risoluzione del caso procede a gradi e lentamente, come è giusto che sia, ma la mentalità di chi indaga appare poco credibile. L'ispettore, infatti, ha una grande capacità intellettiva ed intuitiva ma la compensa con un'ingenuità veramente poco adatta a chi, di mestiere, si occupa di indagare su casi come questo.
Come aveva fatto a non pensarci prima? Se non avesse avuto gente intorno, si sarebbe preso a schiaffi.
Tutto ciò che è raccontato è coerente con il filone principale della storia ed è, grazie a questo, che poi il finale risulterà particolarmente interessante, ma il modo in cui ci si arriva dà l'impressione di essere già inserito in binari (per rimanere attinenti al tema) già prestabiliti in precedenza.
Come ho già anticipato, il libro è ambientato in Giappone; le città toccate e nominate sono molte a causa della forte rilevanza delle rotte ferroviarie, che portano il nostro ispettore protagonista da una parte all'altra del suo Paese. Non conoscendo questa ambientazione, mi è stato difficile immaginare precisamente i luoghi descritti da Seichō. Non si può richiedere che un autore orientale scriva i propri romanzi per farli capire a chi non conosce il luogo ma, oggettivamente, le caratteristiche ambientali sono poco presenti all'interno del romanzo e danno per scontati alcuni aspetti che, se raccontati, sarebbero stati interessanti.
Già. La scena si stava ormai allargando a tutto il Giappone.
La struttura del libro è particolare, il narratore è esterno e non ci introduce da subito colui che sarà il vero protagonista della storia. In questo modo il focus della narrazione passa di mano ben due volte, lasciandoci la curiosità di ritrovare il punto di vista precedente. Del protagonista vero e proprio, vengono espresse le emozioni a parole, ma esse non vengono percepite nello stile narrativo, che rimane invariato in ogni momento. L'atmosfera "da bolla" di cui parlavo precedentemente impedisce di entrare in empatia con i personaggi, rimaniamo testimoni esterni di ciò che accade.
Era da un po' di tempo che non leggevo un Adelphi e ho ritrovato questo Editore con piacere: bella la copertina, il formato utilizzato e ottima la cura.
In conclusione penso che questo libro debba le sue doti maggiori alle capacità innate di scrittura dell'autore. Si tratta di un romanzo elegante, che affascina. Per quanto l'indagine abbia molti punti di debolezza l'autore riesce a riscattarsi pienamente con il finale.
Lo consiglio a tutti perché è un libro di qualità che merita di essere letto.