«Io? Vuoi scherzare? Io sono morto più di duecento anni fa!»
Dannati di Glenn Cooper è il primo volume dell'omonima trilogia.
È difficile inscriverlo in una specifica categoria perché per il ritmo veloce e la grande quantità di stravolgimenti e scene d'azione potrebbe essere classificato come un thriller, per la grande presenza di personaggi storici e i continui riferimenti ad avvenimenti della Storia mondiale realmente avvenuti potrebbe essere considerato un romanzo storico, per l'introduzione che funge da spiegazione e da espediente per raccontarci la storia potrebbe essere un libro di fantascienza e, infine ma non per rilevanza, per il mondo ideato dall'autore che ci viene raccontato sarebbe da considerare decisamente un fantasy (qualcuno aggiunge pure un pizzico di horror alla descrizione per non farsi mancare nulla).
È un libro, dunque, molto difficile da definire e che, forse per questa miscellanea di generi che presenta, ha incontrato molte critiche. Persino da parte di alcuni dei fan sfegatati dell'autore.
La struttura del libro, come succede spesso con questo Cooper, è sfalsata. In alcuni capitoli (la maggior parte) troviamo L'Inferno, il luogo in cui i cattivi defunti vengono obbligati a scontare una condanna eterna, dall'altra invece troviamo l'epoca contemporanea e il nostro mondo, nello specifico l'Inghilterra.
Quando leggo un titolo famoso cerco sempre di informarmi (dopo averlo letto ed essermene fatta una mia opinione) sulle critiche o le lodi maggiori. Critica principale che ho riscontrato è quella sulla credibilità. Sono specialmente i fan dell'autore ad aver considerato questo romanzo meno credibile rispetto ai precedenti. Io penso che in gran parte questo possa essere collegato al genere: gli amanti del thriller accettano forse più facilmente escamotage collegati a questo, piuttosto che al mondo di fantasia.
È evidente in più punti che ciò che accade e le regole dell'inferno riescano a convergere in modo tale da rendere fattibile l'avventura dei nostri protagonisti, ma personalmente questi espedienti non mi sono sembrati meno credibili o coerenti di quelli ideati in altri romanzi.
Anzi, qui le regole sono totalmente create da lui, perciò è ancora più difficile poter dire che "ha sbagliato" e che qualcosa "non poteva succedere".
«L'unica cosa buona di questo posto è che ci arrivi tutto intero, anche se sulla Terra ti hanno fatto a pezzi. Questo però non vuol dire che sei... come si dice... invulnerabile. Puoi rimanere ferito. Però non invecchi. Hai per sempre l'età che avevi quando sei morto.»
Lo stile è in linea con il genere: snello, veloce, con una scelta di parole mirata a colpire, ad impatto, il lettore. I termini utilizzati sono volutamente scelti per far provare emozioni sensoriali al lettore.
Quello era l'Inferno.
Pile di putridi e fetidi resti umani erano ammucchiate lungo le pareti della cella. Sarebbe stata una visione più tollerabile se quelle frattaglie fossero state gli scarti inerti di un mattatoio. Ma quelle carni putrescenti si muovevano, formando una ripugnante massa ondeggiante e fremente. A peggiorar le cose, c'erano i suoi che si levavano tra le mura, un'agghiacciante cacofonia di bassi gemiti, lamenti e sporadiche parole: nomi, invocazioni d'aiuto, suppliche.
Cooper non dimentica anche i suoi fan italiani, donando alla nostra Storia grande spazio nello svolgimento e richiamando più volte il nostro Paese nel testo.
«Siamo vicini all'Italia. Riesco quasi a sentirne il profumo.»
Come si può dedurre l'ambientazione ha molta rilevanza. Se dal puto di vista temporale abbiamo pochi riferimenti, che non ci interessano più di tanto se non per capire se finirà bene o no, da quello spaziale Cooper ci descrive moltissimi particolari. È il mondo ideato da lui, ovviamente, ad occupare maggiore spazio: L'Inferno (o Oltre) ci viene descritto come geograficamente simile al nostro ma fortemente arretrato. Il motivo è piuttosto evidente: lo scrittore ipotizza che gli uomini di genio siano tendenzialmente meno violenti e che, dunque, non siano molti gli inventori e gli ideatori che meritano la dannazione eterna.
Quella versione di Londra, però, era una bassa e disordinata distesa di casette di legno e costruzioni più grandi in mattoni. Un edificio in pietra alto come un palazzo si ergeva più o meno nel punto in cui sulla Terra c'era la Torre di Londra.
L'atmosfera è principalmente legata alla suspense del thriller. Cooper e inserisce all'interno del testo frasi ad hoc per catturare l'attenzione del lettore che, volente o nolente, si troverà incuriosito al riguardo.
Quasi ipnotizzato dalla cruda bellezza di quello spettacolo, all'improvviso John udì un urlo che, una volta sentito, non ti abbandona più per il resto della vita.
Incipit e finale sono piuttosto semplici da indovinare nella loro intenzione per chi ha letto molto di questo genere ma, proprio per questo, sono da considerare ben fatti. La scena dinamica iniziale in medias res che cattura l'attenzione è da manuale e il finale aperto che porta a desiderare di leggere anche il seguito anche. Niente di sbagliato, dunque, anche se facilmente prevedibile (non sul finalissimo però, dove Cooper ha osato molto e, forse, ha anche esagerato).
I protagonisti, specie quello maschile, ricordano molto altri suoi personaggi già utilizzati e si appoggiano su alcuni cliché già rodati. e spesso apprezzati dai lettori (che un uomo riesca ad essere fedele alla sua compagna senza compiere uno sforzo oltre natura, ad esempio, è assolutamente impossibile). Gli altri personaggi incuriosiscono per ciò che rappresentano (come si fa a rimanere indifferenti incontrando grandi nomi, in positivo ma soprattutto in negativo, della nostra Storia?) ma anche loro non sono particolarmente tridimensionali. I buoni ed i cattivi sono facilmente riconoscibili, sebbene abbiamo i giusti tratti sbagliati (i buoni) e giusti (alcuni cattivi) da farli sembrare più realistici.
Gli uomini sono uomini, a qualsiasi latitudine.
In conclusione, Dannati è un romanzo d'intrattenimento che riesce a compiere egregiamente il suo lavoro. Adatto più a lettori onnivori che amanti di un unico genere, potrà intrattenervi con un'ottima idea sviluppata con il giusto equilibro tra suspense e accadimenti. Perfetto come lettura disimpegnata sotto l'ombrellone.
Lo consiglio solamente a chi desidera qualcosa di leggero ma curato nel contenuto (i riferimenti storici mi sono sembrati ben spiegati e frutto di ricerca), meno a chi vuole qualcosa di introspettivo. La cura dell'edizione italiana dal punto di vista grammaticale non è impeccabile; ho individuato diversi refusi ed errori.
A gennaio leggerò il secondo volume della trilogia.