Circolo chiuso di Jonathan Coe è il secondo romanzo di una trilogia ideale che racconta come si evolvono nel tempo le vite di alcuni personaggi già presenti in La Banda dei brocchi e che ritorneranno in Middle England.
I paragoni con il volume precedente vengono spontanei e credo che possano essere interessanti per chi vuol decidere se continuare la serie, perciò in questa recensione cercherò di evidenziare le differenze tra le due opere. Ovviamente lo farò senza anticipare nulla delle trame, ma invito chi volesse approcciarsi alla serie ad andare a leggere la mia recensione de La banda dei brocchi, poiché sconsiglio vivamente di partire dal secondo volume.
Se La banda dei brocchi, è ambientato negli anni '70, questo secondo volume compie un balzo di ben trent'anni, accompagnandoci dalla fine del 1999 al 2003. L'ambientazione di Circolo chiuso è meno dettagliata e completa rispetto al periodo storico che rappresenta, ci sono solamente (pochi) riferimenti politici e pochissimi culturali.
La scena si svolge, anche in questo caso, principalmente a Birmingham (Inghilterra) e il lettore potrà notare tutte le principali differenze intercorse nella città nei tre decenni passati rispetto agli eventi precedenti.
Le descrizioni ambientali sono sempre attente e, spesso, molto suggestive. Su tutte è il panorama di Skaghen ad avermi fatto venire voglia di partire immediatamente, ma Coe riserva parole belle ed importanti anche per altre località (Italia compresa).
Era questa luce, questa luce delicata eppure prepotente, la cosa che ricordava di più, più delle dune e delle case dai tetti spioventi dipinte di marrone fulvo e giallo limone. Sapeva che era una luce creata, in parte, dal riflesso del sole sulle acque dei due mari che s'incontravano impetuosi sulla punta della penisola.
Filone principale che lega i due libri è, ovviamente, la storia dei suoi personaggi principali. Questo aspetto è quello che, ritengo, potrebbe colpire maggiormente il lettore, sia in positivo che in negativo.
Oggettivamente quello che si riscontrerà nel personaggi è un essere "fermi" alla personalità (limiti e pregi) descritte nel volume precedente. Ognuno di loro sembra aver sprecato le proprie potenzialità e, inizialmente, il libro dà una sensazione nostalgica che può spaventare. Viene da chiedersi: valeva la pena vederli crescere se ora sappiamo essere questo il loro presente?
Coe fa ammettere ai suoi personaggi la verità che vi ho appena raccontato e, dunque, è evidente che essa non è frutto di un errore ma di una scelta da parte dell'autore ed io penso che il percorso dei personaggi funga da metafora per il "cammino" che, secondo Coe, ha fatto il mondo insieme a loro. Ritengo che il loro rimanere ancorati al passato volesse riflettere il pensiero dell'autore sui tempi che, del resto, si può desumere anche dalla minore importanza dell'ambientazione e dai numerosissimi pensieri, piuttosto cinici, dei suoi personaggi.
Non è che la sua vita si fosse trasformata in qualcosa di completamente diverso nell'arco di quei trent'anni.
Ho letto, dunque, un messaggio tra le righe: com'è possibile che negli anni '70 si aprissero a noi così tante possibilità e che la cultura avesse un ruolo fondamentale e che ora tutte le nostre potenzialità siano state sprecate senza che nemmeno ce ne accorgessimo?
Per Doug la situazione era emblematica di tutto ciò che lui voleva dire della Gran Bretagna del 2002: rappresentava alla perfezione l'oscena inconsistenza della sua vita culturale, il grottesco trionfo dell'apparenza sulla sostanza, tutti i cliché che erano tali, guarda caso, solo perché erano veri – uno spettacolo al quale, perversamente, era contento di assistere.
I riferimenti a ciò che è passato sono numerosi anche nella trama, in parte è evidente che Coe desiderava far comprendere al meglio tutte le situazioni in corso sintetizzando molto brevemente eventi precedenti (questo secondo libro è stato pubblicato tre anni dopo il precedente) ed è anche altrettanto evidente che ciò che accade significhi qualcosa proprio in risposta a ciò che è successo nel primo volume.
Ogni singola cosa che un essere umano fa a un altro è il risultato di una decisione umana presa a un certo punto del passato, da quella persona o da qualcun altro, venti o trenta o duecento o duemila anni prima, o forse solo mercoledì scorso.
Lo svolgimento riserverà alcuni colpi di scena che stravolgeranno, di molto, le carte in tavola, com'è tipico di questo autore che, sebbene scriva narrativa spesso mirante a fini poco commerciali, non si dimentica mai di mostrare al lettore come tutto ciò che scrive abbia un senso anche per la lettura in sé.
Il collegamento fondamentale che, a parer mio, rende quasi i due volumi uno unico, si nota anche nella struttura.
L'apertura di La banda dei brocchi, infatti, ci fa conoscere Patrick e Sophie, rispettivamente figlio e nipote di due dei personaggi principali della storia. Qui, i due ragazzi si incontrano e rievocano in flashback gli avvenimenti degli anni '70. In Circolo chiuso, invece, la storia si conclude proprio con il loro incontro che apre il primo. Inoltre, in questo secondo volume troviamo, verso la fine, un ulteriore flashforward che, azzardo, è ambientato in una delle scene che, secondo me, troveremo in Middle England, terzo volume della serie. Il prossimo mese lo leggerò e vi farò sapere se ho indovinato!
Ormai aveva smesso di stupirlo la conoscenza esaustiva di Sophie e il suo ricordo apparentemente senza sforzi di quasi tutto ciò che gli era successo a scuola.
In tutti i libri di Coe la struttura narrativa è molto variabile. Ci sono diari e lettere (come, ad esempio, quella che potete trovare nell'incipit), poesie e addirittura verbali di riunioni (del famigerato Circolo chiuso, che non è quello che può sembrare ai lettori del primo libro).
Questo permette al lettore di divertirsi e non annoiarsi mai e, anche quando Coe gioca con i tempi saltando in avanti e parlando in flashback, ci risulta sempre chiaro cosa sta succedendo e quando. I riferimenti temporali sono sempre attenti e comprensibili, anche quando non specificano la data specifica.
Lo scopo del CIRCOLO, dunque, era di creare uno spazio all'interno della commissione dove per la prima volta fosse possibile dar voce alle idee più radicali e avanzate. Sarebbe rimasto clandestino solo per consentire ai suoi membri una libertà maggiore, e non minore, di esprimere le proprie opinioni.
Credo che tra i tre libri di Coe che ho letto sino ad ora questo sia quello più semplice dal punto di vista linguistico, utilizza meno parole ricercate (nonostante non ne faccia mai sfoggio nemmeno negli altri libri, ma le scelga sempre meticolosamente). Sa scrivere e lo fa bene e con piacere, in Circolo chiuso lo si nota principalmente durante le descrizioni e nei momenti di introspezione psicologica. Sono tanti i modi di dire un medesimo concetto, e lui trova sempre quello più sintetico, diretto e meno ovvio possibile. Stile unico, riconoscibile e tradotto con cura da D. Vezzoli per Feltrinelli.
"Le parole non significano un beneamato cazzo in uno scenario come questo. La gente continua a essere giudicata in base alle sue azioni, finora almeno: è questa l'unica cosa che mi lascia qualche speranza."
In conclusione, Circolo chiuso è stato per me non un secondo volume di una serie ma una seconda parte da integrare necessariamente con il libro precedente. È probabile che il lettore rimanga inizialmente deluso da ciò che gli viene mostrato, perché diverge dalle aspettative createsi con la lettura di La banda dei brocchi. Si comprenderà solamente in un secondo tempo che l'atmosfera è, sì, nostalgica, ma al contempo forte ed importante. Per quanto La banda dei brocchi mi sia piaciuto di più, ho apprezzato molto anche la lettura di questo volume e non vedo l'ora di poter iniziare quello successivo.
Lo consiglio a tutti perché continuo a pensare che Coe non sia un autore che può piacere a chiunque, ma che dovrebbe esserlo.
È impegnato, serio, acculturato, la ricerca è tangibile in tutto ciò che fa e, inoltre, ha un talento indiscusso.
Mi raccomando, però, leggete questa serie in ordine. Ancora meglio, vivetela come se si trattasse di un unico volume leggendoli uno dopo l'altro.