Se scorre il sangue è l'ultima antologia pubblicata da Sperling e Kupfer, scritta da Stephen King, e io, da Fedele Lettrice, l'ho acquistata appena uscita.
Negli ultimi anni, non lo nascondo, King non mi pare lo stesso: in una carriera longeva è normale cambiare e proprio l'autore statunitense lo ha dimostrato più volte, mutando il proprio stile di scrittura, maturando e modificando anche le tematiche principali dei suoi testi. Quest'ultima svolta, però, a me non convince molto e metto le mani avanti dicendolo, anche se poi, come potete notare, i suoi libri continuo a comprarli comunque e, probabilmente, continuerò così fino alla fine.
Fatta la necessaria premessa, perché credo che leggere King da "fan" (ma non fanatica, che vede solo il bene e non si accorge del male) di vecchia data sia una cosa, mentre iniziarlo a leggere da qui farebbe un effetto differente, inizio finalmente a parlarvi del libro.
Se scorre il sangue è un'antologia di quattro racconti lunghi/quattro romanzi brevi. Facile da paragonare a Stagioni diverse o Quattro dopo mezzanotte per la struttura, anche se in questo caso è piuttosto evidente dalle lunghezze delle storie che tre sono state usate più come "riempitivi" da aggiungere a quella principale che, non a caso, è anche quella che dà il titolo alla raccolta.
Il primo racconto è Il telefono del signor Harrigan.
Che King sia affascinato dalla tecnologia, e da Amazon ed Apple in particolare, l'ha già dimostrato nel tempo e, qui, ritorna sull'argomento. Come si evince dal titolo, l'oggetto dalle facoltà soprannaturali (elemento quasi obbligatorio nelle storie di King, dall'alba dei tempi) è il telefono, un iPhone di prima generazione che presenterà il bug più terribile che potreste immaginare.
La storia è carina, raccontata in prima persona dal protagonista che, ad inizio del testo, è un ragazzo molto giovane. Trovo che il Re continui ad essere particolarmente bravo a descrivere quell'età e perciò ho apprezzato, anche se la trama rieccheggia sia grandi classici della letteratura horror (c'è una tematica carissima ad Edgar Allan Poe) sia il racconto, sempre di King, scritto per l'uscita del Kindle e commissionato da Amazon, dove le premesse (prima serie di un oggetto tecnologico e "bug") sono le medesime.
Il secondo racconto è La vita di Chuck.
Questa storia colpisce immediatamente (o perlomeno non appena la si scopre) per la struttura narrativa. King rovina un po' la fascinazione al riguardo nella postfazione perché, raccontando il come gli è venuta l'idea, in pratica dimostra come la riuscita finale sia completamente fortuita e non voluta e pensata dall'inizio (un suggerimento: meglio continuare a mentire!).
A volte capita anche a me di pensare a questi versi, quando qualcuno mi chiede da dove ho preso l'idea per una delle mie storie. Spesso non conosco la risposta, il che mi crea imbarazzo e anche un po' di vergogna (dev'essere senza dubbio frutto di qualche complesso sviluppato durante l'infanzia). A volte rispondo onestamente («Non ne ho idea!»), ma in altre occasioni mi invento una cazzata, fornendo a chi mi ha fatto la domanda una spiegazione soddisfacente e quasi razionale, con una causa e un effetto. Stavolta, però, cercherò di essere onesto.
Vi posso dire poco senza anticipare eccessivamente, ma mi limiterò a dire che è composto da tre parti che sono al contempo collegate e separate.
Mentre la prima parte è molto bella, e avrebbe avuto senso anche se tenuta da sola, le altre le ho trovate più ottimi spezzoni di un ipotetico romanzo che racconti rilevanti presi in modo sé stante.
Il terzo racconto è Se scorre il sangue.
In questa storia torna Holly Gibney, personaggio conosciuto nella trilogia di Mr. Mercedes e ritrovata anche in The Outsider. Si tratta di un ipotetico seguito di quest'ultimo, fermo restando che la trama è completamente autonoma e rimanda così spesso agli accadimenti antecedenti che, per capirlo, non è assolutamente necessario leggere prima The Outsider (che però rischiate di anticiparvi troppo leggendo prima questo).
In questo racconto si concretizzano tutti quelli che, ormai, io considero i difetti attuali di King: l'ossessione con Trump (non è rilevante ma lancia frecciatine continue, senza apparente motivo ai fini della storia), la ripetitività (sembra convinto che sia necessario rimarcare al lettore concetti che sono chiarissimi e che, comunque, aveva già ribadito poco prima) e il focus sul brutto passato della protagonista (resa benissimo, come King sa sempre fare, ma una volta compreso com'è stata la sua vita il fatto di leggerlo, rileggerlo e rileggerlo nuovamente può risultare pesante e piuttosto artificioso e non aiuta a caratterizzarla di più, ma solo a renderla noiosa). Quest'ultimo c'è da sempre, perché King ha sempre parlato dei diversi, degli osteggiati, di persone che hanno sofferto, ma ora sembra non fidarsi più del lettore, ribadendogli le stesse cose troppe volte.
Se si conosce un po' King e un minimo il genere è pressoché impossibile non sapere come andranno le cose sin dall'inizio: ogni "colpo di scena" si indovina dal momento in cui è imbastito, i personaggi sono coerenti, ma si comportano in modo talmente ovvio (antagonista compreso) che, per quanto King continui ad essere un maestro della suspense e ci sappia fare, in realtà il dubbio di come finirà non vi sfiorerà nemmeno un secondo. Anche la finissima me l'aspettavo e speravo non ci fosse perché davvero troppo facile da indovinare.
Ratto è l'ultimo racconto e, secondo me, il più bello.
Ricorda sia il vecchio King, sia l'horror più classico ma allo stesso tempo è quello che svela maggiormente il radicale cambiamento delle idee dell'autore. Perché se c'è qualcosa di certo è che il Re dell'horror non avrebbe mai scritto né fatto dire ad un proprio personaggio (parafraso) che scrivendo romanzi di genere (si parla di western nello specifico, ma io lo prendo in generale) si ha meno ansia perché di certo non possono essere capolavori della Letteratura, né avrebbe citato gli autori che vengono nominati qui (tra cui Franzen di cui viene "inventato" un discorso che è molto in linea con le idee dello scrittore, piuttosto elitario). Prima che chi l'ha letto mi corregga: King qui cita anche scrittori che ha sempre nominato e sempre letto, e molti di essi sono proprio scrittori di genere, ne sono consapevole, ma le new entry citate, secondo me, non sono lì per caso e dicono tantissimo sul suo concetto di Letteratura, ad oggi.
Ho preso questo racconto, al di là della trama, come un giocare a carte scoperte dell'autore, leggendolo ho pensato finalmente, di capire, il perché di quest'ultima svolta letteraria di King (sicuramente derivante anche da letture diverse) e, per quanto continui a preferire il vecchio stile, mi sono sentita maggiormente vicino a lui.
Al di là di questo, che probabilmente ho pensato solamente io e che centra ben poco con quello che può interessa a chi deve decidere se comprare o meno questo libro, Ratto mi ha convinta. Anche qui è facilissimo immaginare cosa succederà ma, nonostante questo, sono riuscita a godermi ogni frase e riferimento.
In conclusione, Se scorre il sangue è una antologia di quattro racconti dei quali quello "principale" è anche quello che ho amato meno, ma King qui dimostra la sua bravura e porta a casa il lavoro bene.
Se siete neofiti può andare bene (anche se non ho particolarmente amato la trilogia di Mr. Mercedes e The Outsider consiglierei però di partire da quelli e di leggerli in ordine), se volete leggere tutto ciò che ha scritto anche, se cercate una delle migliori opere del Re del Brivido, potete evitare di acquistarlo (o aspettare l'edizione economica).
L'effetto "minestra riscaldata" degli ultimi tempi un po' rimane, ma sono contenta di averlo letto e, tutto sommato, apprezzato.